Al termine del processo “Gaming machine” sulla presunta gestione mafiosa delle videolottery a Bari e provincia, 20 indagati sono stati condannati a pene comprese tra i sei anni e i 18 mesi di reclusione mentre altri sei sono stati assolti.

Gli indagati erano accusati di illecita concorrenza con violenza e minacce, aggravante del metodo mafioso, estorsione, riciclaggio, usura, contrabbando di sigarette e detenzione abusiva di armi.

Secondo le indagini della Guardia di Finanza, tra gli indagati ci sarebbe l’imprenditore barese Baldassarre D’Ambrogio che, sfruttando la fama criminale dello zio Nicola D’Ambrogio, avrebbe gestito per anni il mercato delle videolottery. A loro si aggiungono anche le rispettive mogli, Antonella Pontrelli e Maria Cantalice, condannate a tre e cinque anni di reclusione per aver fatto accordi con i vertici dei clan mafiosi.

Numerosi anche i pregiudicati baresi condannati nel processo tra cui Vito Valentino, Giuseppe Capriati, Domenico Capodiferro, Vincenzo Anemolo e Vito Antonio Catacchio.