Continuano le indagini sul dottor Giuseppe Rizzi, ex oncologo dell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, arrestato con l’accusa di concussione aggravata e continuata. Dopo aver fatto scena muta davanti al Gip spuntano nuove agghiaccianti ipotesi.

Gli inquirenti ipotizzano che l’estorsione perpetuata da Rizzi non sia un caso isolato. I quasi 2 milioni di euro trovati in casa portano a pensare che le vittime dell’iniezione miracolosa sono più d’una.

Spuntano inoltre le dichiarazioni degli artigiani, chiamati per fare dei lavori nella villa del medico, quando la vittima non era più in grado di pagare in contanti perchè ridotta sul lastrico: “Andai col paziente malato alla villa dell’oncologo, perché mi aveva chiesto di pitturare alcune stanze — ha spiegato ai Carabinieri un imbianchino. — Il dottore ci accolse insieme alla sua compagna, Antonella, che restò lì tutto il giorno. Non li ho mai visti pagare per l’esecuzione dei lavori né per l’acquisto dei materiali”.

Ed è proprio sul ruolo della compagna del dottor Rizzi che gli inquirenti vogliono far luce. La donna infatti oltre ad ospitare il medico nel suo studio Caf, adibito a studio medico, faceva spesso da segretaria al dottore stampandogli ricette e andando a ritirare medicine. Ad incastrare la coppia ci sono le registrazioni del figlio della vittima, Antonio. Continuano le indagini.