“Se non fossi stata un medico e se non avessi avuto le giuste conoscenze mia suocera e mio padre non sarebbero ancora in vita”. La dottoressa Chiara è rammaricata. Dalle esperienze che ha vissuto in prima persona ha tratto delle tristi conclusioni: “i pazienti che non mostrano patologie legate al covid, vengono trascurati”.

“Mia suocera – racconta il medico – aveva dei sintomi aspecifici che potevano essere legati al covid. Arrivata al pronto soccorso non le hanno fatto neanche il triage e un infermiere, quindi senza le opportune competenze, le ha detto che poteva tornare a casa. Mentre andava via ha avuto un arresto cardiaco. L’hanno dovuta defibrillare per 5 volte ed eseguire un intervento di angioplastica”.

“Per mio padre, invece, solo grazie a delle mie conoscenze sono riuscita a far arrivare un’ambulanza. Lui è affetto da poliradicolonevrite che provoca anche una paralisi degli arti e quindi era impossibile portarlo al pronto soccorso con un’auto privata. Arrivati in ospedale è stato sottoposto a varie consulenze, secondo me non scrupolose perché i medici avranno avuto qualche direttiva dall’alto che gli impedisce di ricoverare pazienti non affetti da coronavirus. A quel punto gli hanno dato una terapia da seguire a casa, ma la situazione è peggiorata”.

“Solo grazie a una raccomandazione – sottolinea il medico – sono riuscita dopo qualche giorno a far ricoverare mio padre e per fortuna adesso sta meglio. Se non fosse stato ricoverato non so cosa sarebbe successo”.

“Io sono vicina ai miei colleghi, soprattutto chi lavora per il 118, ormai allo stremo delle forze. C’è un esubero di lavoro, ci sono ospedali dismessi e mi chiedo perché non è possibile attivarli affinché nel momento in cui c’è un’emergenza si possa agire. I medici sono oberati, ma la soluzione deve arrivare dai vertici, se non avessi avuto le raccomandazioni da medico di certo non ci sarebbe stato il lieto fine per mia suocera e mio padre. Se non hai nessuno a cui chiamare i pazienti muoiono” conclude Chiara.