“Non avrei fatto il vaccino se non mi avessero chiamato. Quel giorno era avanzata una dose e gli operatori sanitari, che avevano già cercato altre persone alle quali somministrarla, se io non avessi accettato sarebbero stati costretti a buttarla”.

Questa la dichiarazione rilasciata di Raimondo Innamorato, sindaco pentastellato di Noicattaro, uscendo dalla Procura di Bari, dopo essere stato interrogato in qualità di indagato nell’inchiesta sui presunti “furbetti” dei vaccini.

Il sindaco aveva già spiegato la vicenda quando era scoppiata la polemica mediatica e politica sulla sua vaccinazione “fuori elenco” all’inizio di gennaio: in quella fase le dosi erano riservate soltanto al personale sanitario ed Rsa. Oggi ha ripetuto i fatti ai magistrati.

Innamorato parla così della vicenda: “Era un giorno festivo e, nel primo pomeriggio, sono stato contattato telefonicamente perché mi sottoponessi al vaccino. Precisai che non rientravo nelle categorie previste dal piano vaccinale ma, non avendo trovato altri disponibili, accettai la dose. Non volevo passare per un no-vax il cui rifiuto avrebbe fatto sprecare il prezioso siero”.

Insieme a lui, altre 26 persone sono state ascoltate: tra queste imprenditori e dipendenti di studi medici di Bari e provincia. Altri 26 indagati sono stati convocati per il 10 maggio.

Delegata ai carabinieri del Nas di Bari, l’inchiesta continua. L’obiettivo è identificare tutti coloro che potrebbero aver ricevuto il vaccino senza averne diritto. Ai primi 53 indagati già iscritti con le ipotesi di reato di falso e truffa aggravata, si aggiungono almeno un’altra settantina di posizioni su cui gli investigatori stanno ultimando le verifiche.

Gli accertamenti non riguardano soltanto la Fase 1 della campagna vaccinale ma si estendono ai mesi successivi a gennaio e ai weekend nei quali le somministrazioni sono state aperte ai caregiver di anziani e pazienti fragili.