La situazione negli ospedali a Bari diventa ogni minuto più difficile, i proclami istituzionali e l’assessore Lopalco parlano di miglioramenti grazie ai primi effetti della zona rossa, però si scontrano coi numeri del bollettino epidemiologico giornaliero, che ieri contava 43 morti e quasi 2mila contagi, ma soprattutto con quello che succede in particolar modo nei reparti di Pronto Soccorso.

Nelle scorse settimane ha destato grande scalpore una comunicazione interna partita dal San Paolo: “Data la gravissima situazione esistente presso il nostro Pronto Soccorso con completa saturazione di posti letto si rende necessario uno stop agli accessi delle ambulanze del 118 per almeno 48 ore. Credo che sia necessario, data la gravissima situazione, che i pazienti covid, come successo nella prima ondata, vadano trasportati anche negli ospedali No-Covid muniti di area grigia” scriveva il direttore Guido Quaranta al 118.

L’effetto della comunicazione, trapelata pur essendo assolutamente riservata, è stato dirompente, soprattutto dalle parti di via Gentile e del lungomare Imperatore Augusto, dove pare che i telefoni siano letteralmente impazziti. Singolare che all’incontro coi sindacati sul covid hospital, Emiliano si sia presentato accompagnato dal consigliere personale Domenico De Sanctis.

Il tentativo di alleviare la pressione sull’ospedale nella periferia nord del Capoluogo, ha avuto come conseguenza l’incremento di ambulanze in arrivo al Di Venere. Ieri mattina il direttore facente funzione del Pronto Soccorso a Carbonara, Giovanni Finestrone, ha inviato una mail alla direzione generale della Asl, per comunicare che l’area pre-covid, destinata all’accoglienza di pazienti sospetti in attesa di tampone molecolare, era piena, 13 le persone allocate quando è stata scritta, stato di cose rimasto inalterato almeno fino a metà pomeriggio, cosa che ha di fatto impedito di mantenere separati i percorsi tra positivi e negativi, col grande rischio di contagio per chi il coronavirus per fortuna non ce l’ha.

La situazione sta rischiando di sfuggire di mano. Nelle stesse ore, infatti, circolava vorticosamente sui cellulari del personale 118 la foto di un modulo per “l’assunzione di responsabilità” nel caso di paziente covid non codice rosso trasferibile, per cui “si consiglia il trasporto del paziente presso altro e più adeguato presidio ospedaliero al fine di tutelare i pazienti no covid presenti nei locali del Pronto Soccorso del Di Venere”.

In caso contrario, questo il motivo che ha fatto scoppiare la bomba “l’operatore 118 che accompagna il paziente sospetto/accertato deve firmare assunzione di responsabilità nel caso in cui decida comunque di sbarellare il paziente” tenendo a mente, sottolinea la lettera, che in caso di positività accertata dovrà essere bloccato il Pronto Soccorso per sanificare e, cosa ben più grave a livello personale, potrebbe configurarsi il reato di epidemia colposa.

“L’ho avuta anche io – ci ha detto lo stesso Finestrone – ma non è opera mia, io mi sarei firmato come faccio sempre; per altro da quello che ho visto è anche ben fatta, c’è del vero. Noi non siamo Pronto Soccorso covid, abbiamo un’area grigia, ma siamo solo di supporto. Il 118 non considera più il De Venere no covid, e scarica qui anche i positivi, questa cosa è gravissima, perché io devo mantenere pulito l’ospedale, devo mantenere separati i pazienti, devo tutelare la loro salute, e in questo modo non è più possibile”.

“Questa è una cosa penale – sottolinea -, se un paziente negativo si contagia, la responsabilità è nostra, fa causa a noi che siamo in prima linea. Che il 118 ci porti un paziente col tampone positivo è gravissimo, mi rendo conto che ci sono problemi, però in questo modo inquinano l’ospedale, il Pronto Soccorso, i pazienti, che si trovano a dover attraversare un reparto che in quel momento ha dei covid positivi”.