La mano destra non sa cosa fa quella sinistra, mai detto popolare è stato più calzante, parliamo dell’odissea inutile vissuta da un cittadino barese, costretto a fare la spola da casa sua, a Japigia, prima fino all’ufficio tributi in corso Vittorio Emanuele, per essere dirottato da un solerte impiegato alla sede di via Napoli e scoprire, insieme a un altro mucchio di gente in coda, che l’ufficio è chiuso al pubblico, nonostante la prenotazione con l’app TU PASSI, e che tutti i documenti devono essere inviati per posta elettronica.

La storia ce la racconta direttamente l’incolpevole protagonista, vittima della macchina amministrativa pubblica: “Solo dopo aver pagato tutte le tasse, come faccio sempre, mi è arrivata la comunicazione dal CAF che potevo essere esentato dal pagamento della Tari 2020 – ci dice -. Ho prodotto i documenti dal CAF con l’intenzione di consegnarli al Comune di Bari, sezione ripartizione rifiuti. Chiamo il numero per prenotare e mi dicono che posso andare anche li direttamente, questo ieri mattina, lunedì, oppure, se volevo, prenotare con l’App TU PASSI”.

«Stamattina alle 9 ho preso appuntamento tramite app e sono andato in corso Vittorio Emanuele, 113 come mi aveva detto l’impiegato. Arrivato lì – prosegue il racconto -, scopro come temevo di essere nel posto sbagliato, l’indirizzo esatto era quello della sede di via Napoli, al civico 245. L’uscere del Comune mi dice che devo riprenotare con l’app o chiamare direttamente il numero 080 96 45 690; mi consegna un foglio su cui è scritto che si può andare dal lunedì al venerdì con gli orari al pubblico». Fin qui, sebbene non certo piacevole, tutto sommato è quasi normale, potrebbe aver capito male

«Vado in via Napoli, quando arrivo trovo almeno 6 persone fuori, sono le 9:36 e non si capisce cosa stia accadendo, perché le porte non si aprono e la gente aspetta fuori. Qualcuno ha la brillante idea di chiamare il numero interno, l’addetto che risponde emana la sentenza: l’ufficio è chiuso. Io avevo parlato 15 minuti prima con un impiegato e mi è sembrata una notizia folle» commenta ancora esterrefatto.

«Ancora davanti all’ufficio richiamo io stesso il numero che avevo composto poco prima, mi risponde una impiegata e mi le stesse cose che già conoscevo. Quando le spiego che sono davanti all’ufficio, ma non ci fanno entrare, resta a lungo in silenzio, quando sento “ah, un momento” e mi mette in attesa, cade la linea, e quando richiamo non risponde più nessuno. Ad un certo punto, quando sono le 10:05, esce dall’ufficio un impiegato, il vociare delle persone era aumentato notevolmente, e avvisa tutti che i documenti bisogna inviarli alla mail [email protected] perché gli uffici sono chiusi al pubblico».

«Intervengo ormai spazientito e faccio presente che avevo appena parlato con una sua collega e non mi aveva detto che gli uffici erano chiusi al pubblico, ma anzi mi aveva fatto prenotare il turno. “Non so che dirti” risponde, “qui è un vero casino e non si capisce niente”. Insomma, il caos totale; è vero che c’era il foglio attaccato sulla porta, ma da casa mia a Japigia non potevo certo vederlo”.

“La cosa peggiore – conclude amaramente – è la disinformazione degli stessi impiegati. Se mi avessero detto che dovevo mandare una mail mi sarei risparmiato il viaggio, le fotocopie da consegnare e il parcheggio. Perché anche con la zona rossa c’era traffico”. Noi stessi abbiamo prenotato con successo un appuntamento allo stesso ufficio chiuso tramite l’app; così decisamente non va, eppure siamo in zona rossa rinforzata da prima di Pasqua.