“Non ho ricevuto soldi da altri avvocati oltre a Giancarlo Chiariello, non sto coprendo nessuno ma non voglio accusare nessuno”. Questa la dichiarazione del giudice Giuseppe De Benedictis durante l’interrogatorio di garanzia. Il gip ha fornito ai pm di Lecce indicazioni sul possibile coinvolgimento di altri magistrati, in servizio negli uffici giudiziari di Bari. Stando alle dichiarazioni dei De Benedictis anche altri colleghi sarebbero coinvolti in vicende poco chiare e che meriterebbero un approfondimento.

Le sue dichiarazioni potrebbero allargare l’inchiesta travolgendo l’intero sistema giudiziario barese. L’inchiesta in corso ha condotto all’arresto di De Benedictis, Chiariello e un pregiudicato di Vieste, Danilo Pietro Della Malva. Nell’ambito della stessa sono stati notificati avvisi di garanzia per corruzione in atti giudiziari e rivelazioni di segreti d’ufficio ad altre nove persone, tra questi quattro avvocati.

Si attende ora la decisione della gip Giulia Proto sull’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone per conto di De Benedictis. Nel frattempo il giudice si è dimesso dalla magistratura. Secondo i suoi difensori il magistrato, autore di una parziale confessione, sarebbe materialmente impossibilitato a reiterare il reato o a inquinare le prove. Sembra che la concessione degli arresti domiciliari sia subordinata ad una collaborazione tra gli inquirenti e il giudice De Benedictis.

Per il momento ha solo fornito indicazioni su voci che da anni si rincorrono nei tribunali di Bari in merito ai rapporti privilegiati fra alcuni avvocati e alcuni magistrati, alcuni dei quali sfociati in frequentazioni extraprofessionali, legami di amicizia e perfino relazioni sentimentali.

Attualmente la procura di Lecce sta indagando in maniere scrupolosa su questo punto. Alla luce degli elementi probatori, tra cui la mazzetta, i 60mila euro e le intercettazioni, De Benedictis potrebbe ricevere una condanna molto pesante.

Un situazione complicata anche quella dell’avvocato Chiariello. Anche lui sembra abbia ammesso tre dei quattro episodi di corruzione contestati, così come ha fatto il giudice. Sul modus operandi delle mazzette i due indagati hanno fornito versioni contrastanti, e si sono addossati reciprocamente le responsabilità.

“L’avvocato Chiariello mi ha proposto un accordo per la scarcerazione di Della Malva.” Spiega De Benedictis. “Ha fatto pressioni su di me e io non ho saputo dire di no, anche in virtù del rapporto di amicizia che ci legava”. Alla domanda sul perché avesse portato avanti l’accordo di corruzione il giudice ha risposto: “Quando resti bloccato nel sistema, non puoi uscirne”, lasciando intendere che temeva un ricatto. Chiariello, contrariamente, ha riferito che sarebbe stato De Benedictis a chiedere il suo aiuto, e che lui è stato lieto di fornirglielo.

Entrambe le versioni non convincono del tutto i pm Roberta Licci e Alessandro Prontera.  Quello a cui puntano i pm a è capire se a Bari sia esistito o meno un ‘sistema’ che inquinava il funzionamento della giustizia, ma soprattutto chi fosse coinvolto. Come emerge dall’ordinanza della gip, “alcune vicende sono ricostruite e altre ancora in corso di approfondimento”. Nei prossimi giorni saranno fissati altri interrogatori.

Nel frattempo è finito con la negazione di ogni addebito quello di Danilo Pietro Della Malva, il pregiudicato intercettato mentre diceva alla moglie: “Ho speso 30mila euro per comprarmi un giudice a Bari”. Quella frase, secondo quanto dichiarato da Della Malva alla gip, riguardava la cifra complessiva versata all’avvocato Chiariello per sostenere la sua difesa in diversi procedimenti.

Il pregiudicato ha ammesso di aver consegnato i soldi al legale, ma ha precisato di non aver mai preso accordo con il penalista affinché parte dei soldi venisse versata al giudice De Benedictis. Secondo l’accusa, invece, proprio grazie alla mazzetta versata al gip, il pregiudicato avrebbe ottenuto i domiciliari. L’uomo è stato poi rispedito in carcere perché sorpreso con altri pregiudicati.