La permanenza di Antonio Delvino come direttore generale dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari è illegittima da aprile 2020. Il caso è stato portato all’attenzione da Gazzetta facendo riferimento al parere della Corte dei Conti che si è espressa su un caso analogo avvenuto nella regione Lombardia.

Stando a quanto scritto dalla Corte dei Conti i direttori generali che vanno in pensione possono mantenere l’incarico per un massimo di 12 mesi e non devono percepire alcun compenso nell’arco dell’anno. Cosa che in realtà non è accaduta per Delvino.

Il direttore generale dell’IRCCS è andato in pensione da maggio del 2019 e quindi il suo incarico è illegittimo da aprile 2020, percependo regolarmente lo stipendio negli ultimi due anni. Insomma, la Corte dei Conti ha fatto emergere l’ennesimo pasticcio della sanità pugliese.

Delvino, il cui mandato scade domani, dovrà dunque restituire i compensi ricevuti (circa 6mila euro netti al mese) e non potrà essere riconfermato come dg mentre si decide quale sarà il suo successore. La regione è tenuta a prendere in carico quanto accaduto e dovrà commissariare l’Istituto Tumori. Il bando per la nomina del nuovo direttore generale è stato pubblicato a gennaio 2021 ed è scaduto a febbraio 2021 e in totale sono 100 i partecipanti.

La Regione Puglia, inoltre, dovrà chiedere la restituzione dei compensi, qualora questo non accada a rimetterci saranno i vertici della Regione che hanno dato il mandato a Delvino e chi ha firmato il contratto.

Non è la prima volta che l’Istituto Tumori si trova al centro di uno scandalo. È capitato nel 2017 con l’ex dg Pietro Milella, denunciato dalla Polizia Locale di Bari per aver bruciato lo sterco dei cavalli nel suo maneggio a Japigia. L’ex dg, responsabile della anticorruzione e della trasparenza dell’Oncologico, usava il numero e la mail dell’ospedale anche per chi volesse avere informazioni sul maneggio.