La storia dell’operaio della Bosch di Bari e di sua figlia neonata in Rianimazione all’ospedale Gaslini di Genova ha avuto un effetto deflagrante. Nello stabilimento barese sulla vicenda è sceso un tombale silenzio, se non altro è quello che l’azienda e una parte dei sindacati vorrebbero.

Nel mare dei veti, delle intimidazioni e del chiacchiericcio spicca il comunicato ufficiale sistemato oggi in bacheca dalla Fiom Cgil, sindacato di cui Livio Pasquale Portoghese è rappresentante in azienda.

Le ire sono tutte contro il comunicato pubblicato il 19 febbraio scorso a firma della Uilm. In altre parole, in maniera diretta la Uilm non avallava una raccolta di donazione ore tra gli operai a favore del cugino del rappresentate sindacale unitario Fiom Cgil, ma piuttosto invocava l’apertura di un tavolo sindacale per decidere regole chiare e “valide per tutti” nel caso un operaio si fosse trovato nella disperazione.

Come se si potessero aspettare i tempi dette trattazioni sindacali o come se in passato altri operai in serie difficoltà non fossero già stati aiutati allo stesso modo. Certo, la Fiom Cgil sarebbe potuta essere più diretta nel chiedere le dimissioni dei firmatari di quel comunicato Uilm, ma il messaggio lascia poco spazio alle interpretazioni.

“Invitiamo infine i firmatari del comunicato a valutare bene se sia ancora il caso o meno do continuare a rappresentare le lavoratrici e i lavoratori della Bosch, che anche questa volta hanno dimostrato che quando si tratta di aiutare chi è in difficoltà non si lasciano abbindolare da inutili strumentalizzazioni”.

All’interno dello stabilimento Bosch di Bari – noi stessi lo abbiamo raccontato in passato – è in corso una guerra delle tessere senza esclusione di colpi. Il rischio di strumentalizzare qualunque situazione, in un caso o nell’altro, è altissimo. In casi come questi il buonsenso e la la buonafede dovrebbero essere gli unici baluardi, ma una buona fetta dei sindacalisti – al netto dell’episodio in questione – hanno dimostrato più volte di essere animati da altre mire.

L’operaio intende andare fino in fondo e a quanto pare starebbe cercando di capire se ci sono i presupposti per ricorrere alla Procura della Repubblica contro le infamanti accuse secondo cui avrebbe avuto intenzione di truffare i colleghi attraverso la raccolta fondi avviata, invece, per sostenere il trasferimento della famiglia in Liguria.