“Siamo stati abbandonati. Non possiamo procedere neanche privatamente perché è stato attivato il protocollo Asl”. A parlare è la figlia di una signora di 84 anni che dal 10 marzo aspetta di sapere se è positiva al coronavirus.

“Mia madre purtroppo è entrata in contatto con un familiare che è risultato positivo al covid qualche giorno prima di essere sottoposta al vaccino. Abbiamo provveduto a farle il tampone rapido, con esito negativo, – racconta la barese – ma avendolo fatto dopo poche ore e per essere sicuri abbiamo avviato il protocollo tramite il medico di famiglia chiedendo che il tampone molecolare venisse fatto il modalità domiciliare”.

“È da una settimana che aspettiamo la chiamata dell’Asl e nel frattempo mia madre ha avuto bisogno dell’ossigeno perché la saturazione era al di sotto dei 90. Abbiamo anche chiamato il 118 e loro stessi ci hanno detto di non ricoverarla e di continuare la terapia domiciliare. Da quasi due settimane – sottolinea – è chiusa in casa e con lei per fortuna c’è la badante, l’unico contatto che abbiamo è dal balcone o sul pianerottolo quando lasciamo la spesa”.

“Siamo consapevoli del duro lavoro che gli operatori sanitari stanno facendo in questo periodo, ma noi vogliamo solo sapere qual è lo stato di salute di nostra madre. Se continua così potrebbe anche negativizzarsi senza sapere di essere stata positiva” conclude la barese ormai sconsolata.