Siamo tornati in via Petrelli 22, teatro dell’omicidio di Santino Xhyra, 27enne di origini albanesi ammazzato con tre colpi di pistola da Shaban Fejza, connazionale di 39 anni.

Santino, lavoratore taciturno, era uno degli inquilini dello stabile che pagava l’affitto a Elia, zio della vittima che abita al primo piano con la sua famiglia. L’omicidio sarebbe stato un avvertimento finito in tragedia, in seguito a una discussione avuta tra Santino e lo zio.

Sarebbe stato quest’ultimo a chiamare Fejza per convincere il ragazzo a pagare l’affitto arretrato. Tornato con la pistola dopo un primo tentativo andato male, Fejza ha fatto fuoco colpendo tre volte Santino.

Sull’omicidio, al netto di qualche post su Facebook, è sceso il silenzio. Sabato mattina siamo quindi andati in via Petrelli a porre un fiore in ricordo del ragazzo. Abbiamo chiesto agli inquilini di ricordarlo, ma in pochi hanno ammesso di conoscerlo.

Prima di quel momento non eravamo mai andati nell’immobile. Bussando alle diverse porte ci siamo imbattuti nell’abitazione dello zio della vittima, quello con cui Santino avrebbe avuto la discussione prima di essere freddato, stando a quando racconta un altro giovane albanese.

La porta era chiusa dall’esterno con un grosso lucchetto, ma dall’interno ci ha risposto un ragazzino: il figlio di Elia. Il 12enne era in dad, solo in casa. Sul posto sono intervenute la Polizia di Stato e la Locale.

Dopo le necessarie verifiche e il tentativo di rintracciare i genitori del piccolo, sul posto sono intervenuti anche i Vigili del Fuoco. Non c’è però stato bisogno di utilizzare le grosse cesoie in dotazione, perché marito e moglie si sono presentati presso l’abitazione accompagnati dal loro avvocato.

Lo zio di Santino ha ammesso di chiudere in casa il figlio da almeno un anno, da quando cioè è iniziata la pandemia perché non sapeva a chi lasciarlo. L’episodio scoperto oggi e prima ancora l’omicidio di Santino hanno permesso di riportare alla luce una piaga del quartiere Libertà: i tuguri affittati a persone disperate o prive di documenti per il soggiorno in Italia.

Uno di loro ci ha raccontato la sua testimonianza, oltre ad alcuni particolari sul giorno del delitto. È stato lui, insieme al fratello e a un altro connazionale, ad accompagnare Santino in ospedale a bordo di un’auto. Era in casa al momento della discussione e ha sentito i tre colpi di pistola.

Santino è stato davvero ucciso solo per non aver pagato l’affitto? Perché gli inquilini di quell’immobile pagano l’affitto, in un paio di casi certamente in nero, a suo zio? Di chi è effettivamente quel palazzo? Gli altri inquilini hanno un contratto di locazione regolare? Sono queste alcune delle domande alle quali bisognerà cercare di dare una risposta. Dopo le nostre pressioni, i blitz successivi e qualche sanzione, i controlli nei tuguri del Libertà si sono bruscamente interrotti gli affittuari senza scrupoli sono tornati a fare grandi affari sulle spalle di chi non ha alternativa o vuole restare nell’ombra.