Il 48enne F.G. di Matera, già agli arresti domiciliari, è stato condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per aver maltrattato la convivente V.V., sottoponendola ad un regime di vita “intollerabilmente vessatorio”.

“L’uomo, ossessionato dalla gelosia, le impediva di uscire di casa da sola, di frequentare amici, costringendola a consegnarli le password di Facebook e controllandole continuamente il cellulare – si legge nel comunicato di Gens Nova, organizzazione di volontariato presieduta dall’Avv. Antonio Maria La Scala, da sempre al fianco delle vittime, che ha seguito il caso con l’Avv. Laura Bellanova -. Le impediva, addirittura, di vedere la figlia di anni 15, nata da una precedente relazione”.

“Ogni giorno la donna veniva aggredita verbalmente e fisicamente, anche sotto l’abuso di sostanze alcoliche, con minacce anche di morte, fino ad essere scaraventata contro un muro, tanto da rimediare un trauma cranico e altre lesioni – continua -. Insomma una vera e propria tortura per la donna, che oggi ha visto culminare questa triste vicenda”.

“Questa sentenza non cancellerà le torture ed i soprusi ricevuti dalla vittima, ma senz’altro è un passo avanti nella lotta alle violenze di genere, dove la parola d’ordine è quella di denunciare i violenti, ed essere vicini alle vittime, attività per le quali Gens Nova si è sempre battuta”, si legge nella parte finale del comunicato. In 60 giorni il capitolo è stato chiuso, si tratta del primo caso in Italia di applicazione reale del codice rosso.