Acque agitate all’Arif, l’Agenzia Regionale per le Attività Irrigue e Forestali. Da una parte i vertici dell’agenzia, dall’altra il sindacato CSA Regioni Autonomie Locali. L’organizzazione sindacale ha infatti sollevato «dubbi sulla legittimità dei bandi, i primi nella storia dell’ARIF, emanati a metà settembre dal Direttore Ferraro per l’assunzione di 255 unità di personale, operai e impiegati» si legge in una nota diffusa.

CSA parla di «gravi illegittimità nelle procedure di reclutamento di personale da parte dell’ARIF» e addirittura di «mancanza di copertura finanziaria per uno di essi» tanto da aver presentato un esposto alle Procure di Bari, Foggia, Lecce e Brindisi, oltre che alla Corte dei Conti, al Ministero per la Funzione Pubblica e all’Anac, l’Autorità anti corruzione.

«Con Delibera del Direttore Generale n. 397 dell’11 Settembre 2020 l’Arif – si legge nell’esposto – ai sensi deldecreto legislativo 75 /2017, approva il bando relativo all’assunzione di 110 unità di personale di diverse categorie. Riservando la partecipazione per il 100% al personale interno il bando contrasta sia con il decreto legislativo 165/2001 che con l’art. 20 comma 2 del decreto legislativo 75/2017 in quanto non garantisce un adeguato accesso dall’esterno».

Così facendo «la somma di euro 3.386.483,18 prevista per il reclutamento delle 110 unità supera di gran lunga sia le risorse disponibili per il reclutamento ordinario nel 2020, pari a euro 1.823.821,65, che quelle disponibili per il reclutamento ordinario nell’intero triennio, pari a euro 2.407.885,29».

Come anticipato, i fari del CSA sono puntati anche altrove: «Con Delibera 396, sempre del 11 settembre 2020, veniva approvato un bando di concorso pubblico per titoli ed esami per numero 110 posti di esecutore operaio categoria B1 a tempo indeterminato e a tempo pieno, di cui 50 posti per l’annualità 2020/2021 e numero 60 posti per scorrimento graduatoria».

«Anche per questo bando – scrive ancora CSA – si rileva che non sussistono nel Piano assunzionale triennale gli spazi finanziari per i 110 posti messi a concorso» perché «non rispetta la norma generale che impone di individuare nella pianificazione di riferimento gli spazi finanziari collegati a tutte le attività di reclutamento con concorsi pubblici. Inoltre, non è rispettato, in quanto superato, il limite massimo del 50% delle risorse finanziarie disponibili previsto dall’articolo 35 comma 3 bis del decreto legislativo 165/2001».

«Il bando per la valorizzazione favorisce esclusivamente i 50 dipendenti in
somministrazione che per vari motivi hanno goduto dei contratti più lunghi (come quelli
del progetto Maggiore – di cui i lettori più attenti certamente ricordano – con contratti in somministrazione pluriennali) collocati nella graduatoria per le assunzioni concordata tra OO.SS. di categoria e il Direttore Generale dell’epoca».

«Questa Organizzazione Sindacale –  prosegue l’esposto -, in data 04/12/2020 diffidava, mezzo pec , l’amministrazione ARIF Puglia nel nome del Direttore Generale dott. Francesco Ferraro, e del direttore degli U.D.G. Dott. Ugo Galli. Quest’ultimo dott. Ugo Galli, rispondeva mezzo pec il 09/12/2020 con la seguente dichiarazione: ”Si fa riferimento alla Vostra diffida, in data odierna, relativa alla materia in oggetto segnata, per rilevare che questa direzione non si sta occupando, ad alcun titolo, delle procedure selettive di natura concorsuale, indette dall’Agenzia”».

«Ciò costituisce una profonda anomalia nel reclutamento del personale in un Ente pubblico – sottolinea l’organizzazione sindacale della denuncia – le cui modalità e procedure sono disciplinate dalla Legge e normalmente svolte dalle strutture amministrative addette alla gestione del personale, responsabili della regolarità delle stesse. Responsabilità che sussistono – conclude CSA – anche ai fini di un eventuale danno erariale (compreso quello derivante da condotta omissiva) determinato dalla mancata o non corretta applicazione della normativa».