Qualche settimana fa abbiamo abbiamo scritto del focolaio di coronavirus scoppiato nella clinica Maugeri, a Bari. Ci hanno contattati Annamaria e Nico, testimoni di una vicenda complicata tanto da raccontare quanto da comprendere. Il papà di Nico, Onofrio ha 84 anni; nel mese di dicembre cade dentro casa, batte la testa, e viene ricoverato per un intervento alla Mater Dei, da cui viene dimesso e trasferito al Maugeri per la riabilitazione. In entrambe le strutture viene sottoposto a tampone per il coronavirus, che risulta sempre negativo.

“Dopo 4 o 5 giorni – racconta Nico – chiamo il primario di ortopedia del Maugeri e mi dice che papà è positivo”. “Secondo loro è entrato positivo – aggiunge Annamaria – nonostante i due tamponi negativi”.

Onofrio viene trasportato all’ospedale Miulli di Acquaviva: “Sono stati meravigliosi, lo hanno accudito come se fosse stato un loro familiare” ci dice Nico, visibilmente riconoscente per il trattamento riservato al padre anziano. Nei giorni trascorsi nella clinica ecclesiastica, Onofrio viene sottoposto a 14 tamponi, tre dei quali risultano essere falsi negativi, il 13esimo e il 14esimo danno esito negativo.

Una volta liberatosi il posto, Onofrio torna al Maugeri, dove entra ancora una volta col tampone negativo. Una notte Annamaria e Nico vengono svegliati dal telefono, Onofrio è stato trasferito al Policlinico perché dalla tac cranica è emersa un’emorragia cerebrale. L’esame, ripetuto nella clinica universitaria, è invece negativa.

Ciò che invece notano al Policlinico è che il paziente ha la pressione bassa ed è disidratato, condizioni che solleva in Annamaria e Nico molti dubbi su come è stato accudito l’anziano. In più, Onofrio risulta nuovamente positivo: “Non voglio avanzare accuse – conclude Nico – fatto sta che due volte è entrato in condizioni discrete al Maugeri, non ottimali, e negativo, ed è uscito due volte infetto”. Se qualcuno ha qualcosa da dire in merito, noi siamo a disposizione.