Su incarico della Procura di Bari i Carabinieri stanno acquisendo dichiarazioni e documenti circa il suicidio dell’agente di Polizia Penitenziario 56enne di Bitritto che nella notte tra il 17 e 18 febbraio si è suicidato con la pistola di ordinanza, nonostante fosse in aspettativa, dopo essersi appartato con l’auto in una stradina isolata.

Secondo quanto hanno raccontato familiari e amici, nonché il presidente dell’associazione Gens Nova, l’avvocato Antonio La Scala, a cui il 56enne era iscritto, il 56enne si sentiva «da anni vittima di bullismo a sfondo sessuale» oltre che «perseguitato da alcuni colleghi che lo insultavano». Il reato al momento ipotizzato è di istigazione al suicidio, in attesa dell’esito delle prime verifiche.

La pm che coordina l’inchiesta, Daniela Chimienti, ha chiesto ai carabinieri di raccogliere lettere e referti medici custoditi da un conoscente del 56enne, documenti che supporterebbero il disagio dell’agente. I militari devono anche accertare eventuali minacce subite per stabilire eventuali responsabilità di terzi.