“Dicono che Dio affidi le battaglie più dure agli uomini più forti”. La nonna di Silvia purtroppo non è riuscita a vincere la battaglia contro il coronavirus. Dopo giorni di agonia Maria è deceduta il 23 febbraio nel letto dell’ospedale dove era ricoverata.

Vi avevamo raccontato la loro storia iniziata i primi giorni di febbraio quando tutta la famiglia era risultata positiva al covid. Silvia, unica negativa, aveva in tutti i modi cercato di avere un contatto con le autorità sanitarie, ma senza riuscirci. Solo dopo aver lanciato il suo appello sul nostro giornale, l’Asl è intervenuta sul caso e sua nonna è stata ricoverata d’urgenza in ospedale.

Purtroppo le condizioni di Maria sono peggiorate e dopo quasi 10 giorni di ricovero non ce l’ha fatta. “Tutto accade così in fretta. La vita ti stravolge in così poco tempo che fai fatica a crederci. Ti fa mancare l’aria”.

“Da tutto questo – scrive Silvia – ho imparato che c’è una cosa ben peggiore della morte: la sofferenza. Alla morte, alla perdita, alla mancanza ti rassegni e quasi trovi un senso di pace paradossale. La sofferenza no. Ti logora, ti paralizza, ti distrugge ogni giorno peggio e in maniera lenta”.

“Nessun essere umano merita di morire solo, in quello stato, in un ospedale. Ho tentato in ogni modo di alleviare questa sofferenza. Il dolore e la disperazione ti portano a fare cose impossibili, impensabili, assurde. Preghiere, promesse, lettere in ospedale con la speranza che qualcuno te le leggesse – continua -. Quando sei disperato ti avvicini alla fede così tanto e non sai neanche il perché e trovi una forza inspiegabile”.

“E in tutto questo ho trovato un angelo, che ha dato a mia nonna i miei occhi e la mia voce e mi ha donato questa ultima fotografia. È stato davvero speciale per noi, ci ha donato tanta speranza ed è per questo che dico che gli angeli esistono davvero e sono attorno a noi su questa Terra e silenziosamente lottano ogni santo giorno e fanno del loro meglio – scrive Silvia -. Instancabili guerrieri, a volte riescono a fare piccoli miracoli”.

“Nonna Maria è stata una grande donna – ricorda la nipote -, grande lavoratrice sin da bambina. Ha vissuto nel sacrificio pur di rendere migliore la vita di qualcun altro. Ha sempre fatto tanto tanto bene, ha donato la sua allegria, la sua speranza, ha confortato sempre chi ne avesse avuto bisogno. Ha avuto sempre tanta fede. Non meritava tutto questo e noi non meritavamo questa sofferenza atroce. Perché è stato ed è tutt’ora un incubo a occhi aperti”.

“Questo maledetto virus non risparmia nessuno. E non lo capisci fino a che non tocca a te.
E fa solo tanta rabbia ora. So solo che ora la sua e la nostra anima avranno un po’di pace .
Proteggete i vostri cari e proteggetevi, seriamente. Credetemi. Ve lo dico con il cuore perché non auguro a nessuno tutto questo. E soprattutto perché nessuno è esente da tutto questo. Anche con tutte le dovute precauzioni succede e non sai nemmeno il perché. Per festeggiare, per stare insieme c’è sempre tempo. La vita è un dono prezioso e non ci resta che tenere duro ancora un altro po’ – conclude -. Per ora dobbiamo solo resistere e augurarci che passi in fretta, il dolore , la rabbia, il senso di impotenza”.