“A Pasqua dell’anno scorso la bambina è andata in emorragia, da lì è iniziato tutto il nostro calvario”. A parlare sono Christian e Marianna, i genitori della piccola Giada. “Ho capito subito che qualcosa non andava, questo sangue che usciva dal naso era molto denso, così l’abbiamo portata all’ospedale Pediatrico Giovanni XXIII”, racconta la mamma.

Il verdetto, una volta riusciti nell’impresa di farla accettare in ospedale, è pesantissimo: leucemia linfoblastica acuta. Per i genitori di una piccola che compie 4 anni a marzo, può essere devastante.

Ma siccome la vita si accanisce, Christian da bravo barista perde il lavoro a causa della pandemia di coronavirus, e novembre qualcuno incendia la loro macchina, esattamente il giorno prima che la piccola Giada dovesse essere accompagnata in ospedale per la terapia.

“Mi è crollato il mondo addosso, ho pianto non per la macchina – ricorda mamma Marianna – che non valeva niente, ma per i tanti pensieri, andare via la mattina alle 7.30 senza sapere a che ora si torna, dover avere una persona a diposizione, un macello”.

Senza lavoro da marzo, per tanti motivi Christian non vuole più avere a che fare con la ristorazione, ma è disposto a fare qualunque cosa per rimettersi in sesto per aiutare Giada e mantenere la famiglia.

“È un disastro totale, ti senti inutile – prova a spigare Christian – privo di dignità, il lavoro nobilita l’uomo e io lo sto cercando, ho mandato una miriade di curriculum alle aziende, ma niente, nessuno mi ha contattato”.

ll periodo è quello che è, complicato e difficile per tutti, ma se qualcuno può dare una mano, se c’è un lavoro qualsiasi che possa far rimettere in piedi questi giovani genitori, è arrivato il momento di farsi avanti.