“I sottoscritti Medici, Direttori e Dirigenti della AOUC Policlinico Bari, intendono formalizzare i sentimenti di stima profonda e di apprezzamento per l’operato della Direzione Generale, della Direzione Sanitaria e della Direzione Amministrativa del Policlinico di Bari che ha sempre lavorato in maniera encomiabile ed impeccabile nell’interesse dei malati, mettendo i propri medici costantemente in condizione di esprimere al meglio le proprie professionalità al servizio dei pazienti e della cittadinanza”. Seguono 68 nomi e cognomi.

La difesa d’ufficio che circola da quando è esploso il caso della legionella nei padiglioni Chini e Asclepios, per cui sono indagati per omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro delitto il direttore generale, Giovanni Migliore, il direttore sanitario, Matilde Carlucci, il direttore amministrativo, Tiziana Di Matteo, il responsabile della Sanità pubblica dipartimentale, Giuseppe Calabrese e il direttore Area tecnica, Claudio Forte, ha sollevato un mare di polemiche.

Non bastasse il covid, per cui sono stati chiusi alcuni reparti e il personale messo in quarantena, tra i viali e i padiglioni della Azienda Ospedaliera Universitaria il malcontento si taglia a fette col coltello. Stando a quanto mormorano le foglie degli alberi mosse dal vento, alcuni di quei firmatari vi si sarebbero ritrovati a propria insaputa, a cose fatte, quando ormai il testo era già stato pubblicato sulla stampa locale.

Che si tratti di un comunicato non proprio canonico, chi lo ha avuto per le mani se n’è reso conto subito: pur riportando l’intestazione del Policlinico, non riporta una data e non è stato veicolato tramite i canali ufficiali dell’ospedale, tanto che non tutte le testate lo hanno ricevuto.

L’operazione non sembra aver ottenuto l’effetto verosimilmente auspicato. I nomi che appaiono quali firmatari, sono subito finiti nel mirino di colleghi e opinione pubblica, poco incline a soprassedere sulla situazione in cui versa il grande nosocomio, senza dimenticare che, a fronte di quei 68 nomi, per assistere i pazienti dei 1550 posti letti circa dislocati in 32 padiglioni su 230mila metri quadri, il personale medico in servizio è decisamente di più, nel 2018 erano poco meno di 700 a tempo indeterminato.

Dunque chi o cosa c’è dietro questa operazione che arriva in una situazione già così delicata e compromessa? Interpellato telefonicamente, l’ufficio stampa del Policlinico, pur riconoscendo che non si tratta di un falso, ha confermato che non è stato diffuso dalla struttura preposta, non si tratta dunque di una comunicazione istituzionale dell’Azienda Ospedaliera, bensì di una iniziativa personale del professore Francesco Introna, primo firmatario del testo e il cui nome compare appunto in cima all’elenco.

Da professionista impegnato qual è, ci riesce difficile immaginare il professor Introna mentre gira tra i viali e padiglioni del Policlinico, cartellina e penna in mano, a raccogliere firme autografe dei colleghi, anche se ovviamente nulla si può escludere. Perché poi il testo sia stato inviato sulla carta intestata dell’ospedale, è tutto da capire, trattandosi di una iniziativa personale.

Prende allora consistenza la teoria, sempre sussurrata dalle foglie degli alberi, che a raccogliere le firme siano stati alcuni sindacalisti particolarmente vicini ai vertici sotto inchiesta, sindacalisti che avrebbero raccolto i nomi, non le firme, anche su indicazione ricevute dai direttori di alcune cliniche dell’ospedale. Insomma, un pasticciaccio ingarbugliato, in cui sarebbero stati spesi impropriamente alcuni nomi di professionisti inconsapevoli, in una fase in cui, per il bene dei pazienti e del Policlinico stesso, occorre la massima chiarezza e trasparenza.

L’inchiesta, intanto, prosegue per la sua strada, restiamo a disposizione del professor Introna, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico, di ognuno dei 68 che appaiono come firmatari del comunicato, o di chiunque altro abbia qualcosa da dire in merito.