Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio, sono i reati contestati a vario titolo a 14 persone, tra imprenditori ed ex vertici della banca popolare di Bari, con cui la Procura di Bari ha chiuso le indagini sulla presunta bancarotta delle società Fimco e Maiora, del gruppo imprenditoriale Fusillo di Noci.

Secondo le indagini del procuratore aggiunto Roberto Rossi e del sostituto Lanfranco Marazia, la Popolare di Bari sarebbe stata complice del fallimento delle società del gruppo Fusillo, gestendo di fatto buona parte delle operazioni finanziarie che hanno portato al crac nel giro di un decennio.

Il 29 settembre scorso l’inchiesta ha portato all’arresto di sei indagati e alla interdizione di altri due, cui si sono successivamente aggiunti altri sei indagati. Tra i destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, oltre agli imprenditori Emanuele, Giacomo, Giovanni e Vito Fusillo e a Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio rispettivamente ex presidente ed ex condirettore generale della banca, ci sono anche l’ex amministratore delegato della banca barese, Giorgio Papa.

Tra gli indagati ci sono anche gli ex dirigenti della Popolare di Bari Nicola Loperfido e Benedetto Maggi e gli imprenditori Massimiliano Curci, Vincenzo Elio Giacovelli, Nicola Valerio Lamanna, Salvatore Leggiero e Girolamo Stabile.

Dalle consulenze tecniche disposte dalla Procura di Bari e secondo le indagini della Guardia di Finanza, gli imprenditori, con la complicità dei vertici della banca, avrebbero dissipato i beni aziendali con cessioni di quote e immobili per almeno 93 milioni di euro fino al 2019, data del fallimento, e accumulato debiti stimati in circa 430 milioni di euro.