
La Puglia è ufficialmente da ieri zona gialla ma il sistema sanitario regionale è in perenne affanno. Il servizio del 118 è in tilt, tra operatori sanitari positivi, postazioni chiuse e carenza di ambulanze, a pagarne le conseguenze sono soprattutto i pazienti non covid che necessitano di assistenza.
“Siamo zona gialla, lo siamo nella follia più totale, no per non rispettare le attività come bar e ristoranti ma per aver personalmente vissuto un sistema sanitario allo sbando. Parlo di organizzazione e non di volontà di medici e operatori, perché per quello che ho visto e vissuto, ne ho trovato come al solito tanta”.
Inizia così il racconto su Facebook del barese Fabio. “Ore 15.20 scivolo e cado molto rovinosamente sulla rampa carrabile, causa pioggia. Salvo la testa sacrificando il resto – spiega -. Partono dolori lancinanti dappertutto ma la schiena mi fa malissimo, urlo e mi soccorre un vicino, le urla arrivano sino a casa. Sopraggiungono altri vicini e si decide di chiamare il 118, mi fanno muovere le gambe e le braccia, per scongiurare ogni ulteriore danno. Le linee al 118 cadono, mi dicono che nessuno riesce a contattarli. Passano i vigili del fuoco, vengono fermati e scendono a controllarmi, non possono trasportarmi, con la loro centrale operativa, contattano il 118, prenotano l’ambulanza. Sono sdraiato a terra, i dolori sono pazzeschi”.
Dopo quasi 2 ore arriva l’ambulanza. “Alle 17, senza medico, i ragazzi che arrivano sono esausti, lo si legge negli occhi, dopo un’ora e mezza mi riescono, barellato e legato, a far salire sul mezzo – continua l’uomo -. Capisco che devo fare il bravo e non muovermi. Almeno sono al caldo. La loro centrale non risponde più per il sovraccarico di chiamate, devono chiedere dove portarmi, si cerca una neurochirurgia. Se avessi avuto un infarto sarei già morto da tempo”.
“Sono le 17.30 e i ragazzi, splendidi decidono comunque di partire direzione Policlinico, consapevoli che all’arrivo avrebbero litigato con i medici perché sanno già che lì non ci sono barelle disponibili ma c’è la neurochirurgia, i dolori non si attenuano – racconta -. Arriviamo e capisco che devo chiamare il Sindaco, le strade sono un colabrodo, ogni minimo sobbalzo una fitta. Nonostante la sirena decidono di andare pianissimo mentre la centrale operativa continua a non rispondere. Capiamo che andare piano non serve e si continua veloce, sono le 18 quasi e arriviamo al Pronto Soccorso, sono passate poco meno di 3 ore dalla caduta”.
Come previsto, scoppia una lite furibonda. “La dottoressa si lamenta del mio arrivo, non ha posti e non ha barelle, mi visita e dice che devono portarmi alla Mater Dei – afferma Fabio -. Risponde la centrale operativa del 118, si impongono di farmi restare la almeno sino alla tac sulla barella dell’ambulanza. Sono distrutto dal dolore. Entro al triage e capisco la situazione, tutti a lavoro in modo operoso. Tutti però visibilmente stanchi, mi rassicurano che si prenderanno cura di me a momenti. Così è infatti, alle 19 è pronta la tac, senza passare dai raggi, il medico saggiamente supera passaggio di intesa con il radiologo”.
“Arriva la sentenza, vertebra rotta ma tutto sommato poteva andarmi molto peggio – conclude -. Con un infarto ci sarei rimasto. Siamo diventati zona gialla e da oggi sarà ancora più un lusso rischiare di farsi male. Buona fortuna a tutti. È l’organizzazione che è uno schifo”.