Vittima di stalking da parte dell’ex compagno, condannata ai domiciliari per 5 anni dopo essersi difesa durante una colluttazione in cui l’uomo ha estratto una pistola, ma ne è rimasto ferito lui stesso. Già questo meriterebbe un approfondimento a parte, ma ciò che vi raccontiamo è invece l’odissea della donna, che da anni cerca di ottenere una casa popolare dal Comune di Bari.

La prima domanda risale al lontano 2008, cui ne segue una seconda nel 2016 e una terza nel 2018, per l’emergenza abitativa; i vari assessori comunali che si succedono, Vincenzo Brandi prima e Pierluigi Introna poi, rassicurano la donna, ma tutto resta solo a livello di chiacchiere al vento. Prende 11 punti e si piazza 186esima in graduatoria.

La signora è sola, senza mantenimento, madre di 4 figli minorenni. Vivono tutti in un tugurio che definirlo tale significa elevarlo di livello. Non c’è riscaldamento, l’umidità è assurda, il bagno in condizioni penose. Nonostante ciò, ci racconta la mamma della donna, i ragazzi vanno a scuola che profumano, per gli sforzi attuati pur di mantenerli in condizioni igieniche decorose.

A luglio 2020 dal Comune chiedono di presentare i documenti tramite Caf, cosa che avviene puntualmente, salvo scoprire a ottobre che la documentazione negli uffici non si trova, tanto che viene chiesto di ripresentarli. Ricevuta alla mano, la donna si rifiuta, in quel caso infatti rischierebbe di perdere l’alloggio per decorrenza dei termini. Spetta ai dipendenti ritrovare le carte già presentate.

“In casa piove dentro, le finestre possono cadere da un momento all’altro – ci dice la mamma della donna – i bambini hanno sofferto di bronchiolite, sono stati ricoverati, la bambina è stata paralizzata per mesi, ricoverata all’ospedale pediatrico, c’è voluto un bel po’ per farla tornare a camminare”.

“Non c’è riscaldamento, per lavare i bambini mia figlia riscalda l’acqua sui fornelli, per fare avere un po’ di calore abbiamo installato un condizionatore. Mia figlia dorme a terra su un piumone, sia in inverno che d’estate” racconta.

Dagli uffici comunali fanno sapere che la donna sarà chiamata per scegliere l’alloggio di 4 o 5 vani, si arriva al sopralluogo nella casa fatiscente in cui vive, ma qui succede qualcosa di inaspettato: non essendo esterno alla casa, il bagno non può essere definito anti igienico, come indicato sulla domanda di partecipazione al bando. Dalle immagini che vi facciamo vedere, non è certamente degno. Alla fine la donna si trovava con 9 punti, anzi che 11, e retrocede nella graduatoria fino al 319° posto.

“Non vogliamo assolutamente scavalcare nessuno  – ci tiene a chiarire la mamma della signora – alle istituzioni chiediamo solo che possa essere collocata in una sistemazione di fortuna, non vogliamo togliere niente a nessuno”. Abbiamo interessato l’amministrazione comunale, che adesso dovrà capire se nella situazione in cui si trova, questa famiglia ha diritto a un alloggio per l’emergenza abitativa.