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Qualche giorno fa un equipaggio del 118 è dovuto intervenire a Gravina, intorno alle 8 del mattino, minuto più più minuto meno. Una paziente di 72enne lamenta tra le altre cose dolore toracico. Giunto sul posto con l’ambulanza, rilevati i sintomi tipici, il medico sottopone la paziente a elettrocardiogramma dall’esito inequivocabile: è in corso un infarto. Attivato dalla centrale di telecardiologia il percorso HUB per gli infarti, all’equipaggio viene detto di portare la donna al Miulli di Acquaviva. Serve, ovviamente, l’emodinamica, ma quella del vicino Perinei, inaugurata durante i mesi estivi, non è operativa.

Durante la corsa verso l’ospedale ecclesiastico, l’ambulanza evita un incidente per un soffio: lungo la strada un trattore sbuca all’improvviso e l’autista del mezzo deve inchiodare. Dentro, il medico dell’equipaggio vola letteralmente e si rompe le costole, ne avrà per due settimane, privando ulteriormente di una unità il 118, già decimato per il coronavirus. Arrivati nonostante tutto al Miulli, secondo quanto sappiamo dopo diverse chiamate a vuoto verso la centrale per chiedere l’attivazione anche della rianimazione dato il peggiorare delle condizioni di salute della paziente, l’equipaggio trova l’emodinamica chiusa, il team dedicato non è ancora arrivato.

Viene deciso di portare la 72enne in reparto, non c’è tempo da perdere. Quando arriva in Utic, l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica, medici e infermieri si rendono conto della gravità della situazione e nell’attesa che arrivi l’emodinamista, viene chiamato il rianimatore, che però non arriva.

Ogni secondo è prezioso, sono momenti frenetici e convulsi quelli che si stanno vivendo, la situazione sembra sbloccarsi quando viene aperta l’emodinamica, il personale deve bardarsi in fretta e furia per poter operare, intanto la paziente viene trasferita dalla barella  del 118 al lettino dell’angioplastica, ma va in arresto cardiaco e purtroppo non si riprende più. La fortuna di trovare un’ambulanza libera, la corsa da Gravina ad Acquaviva, lo scampato incidente, le fratture al medico. È stato tutto vano.

“Son trascorsi anni, centinaia di casi clinici, manifestazioni e denunce per rivendicare un’Emodinamica attiva H24 per le urgenze cardiologiche come gli infarti del miocardio per questa popolazione murgiana. Risultato, l’inaugurazione elettorale recente, accompagnata da roboanti strombazzate di un’unità operativa su appuntamento”. Commenta così Francesco Papappicco, medico e sindacalista del 118 che più volte, anche di recente, si è espresso sulla necessità di avere l’Emodinamica anche al Perinei.

“Il 118 continua a sopperire a questa inaudita mancanza sulla pelle dei poveri malcapitati – aggiunge -. In questo periodo poi, se possibile, la situazione è ulteriormente peggiorata a causa dell’Covid. Se la ruota della fortuna gira a favore poi, l’unità di rianimazione del 118 ha il medico a bordo, non é impegnata su visite domiciliari da medicina generale o su odissee da attese inaudite con pazienti critici in fila nelle ambulanze, riesci dunque a salvare qualcuno, diversamente fai la trottola da un ospedale all’altro a causa del rifiuto dei Pronto Soccorso impelagati dal Covid e il soccorso urgente, nostro malgrado si rivela esiziale”.

“A fronte dei servizi telegiornalistici regionali di regime che mostrano immagini di repertorio di reparti Covid pronti ad accogliere decine di malati, tra cui quelli sul Perinei o il Miulli, la nostra quotidiana narrazione, vissuta come 118, testimonia una realtà diametralmente opposta. Mi faccio portavoce di tutti gli equipaggi del 118 di cui non si parla, tranne che per denigrarne talora l’operato perché – conclude Papappicco – a differenza dei soliti esperti da palcoscenico o della politica soubrettistica «sendo l’intento mio scrivere cosa utile» per cui, «mi è parso più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa»” come insegnava il grande Machiavelli.