“Abbiamo chiesto il commissariamento alla Asl il giorno 18, l’unica cosa che ci hanno detto è che al momento dobbiamo aspettare un radiologo che non si è ancora visto, ma dice che ne hanno uno solo per tutta Bari e provincia, e che i tamponi ce li dobbiamo fare per conto nostro perché dobbiamo aspettare l’infermiere, e non ne hanno”. A parlare è Roberto Bellini, direttore della rssa Windosor-Il Club del Nonno, di via Mauro Amoruso, a Bari, dove nei giorni scorsi si è sviluppato un focolaio di coronavirus.

“La situazione è stabile – ci ha detto quando lo abbiamo chiamato ieri per essere aggiornati – stiamo aspettando l’intervento della Asl per fare un secondo giro di tamponi, sperando che qualcuno nel frattempo sia diventato negativo e quindi venga spostato di piano. Quello che possiamo fare stiamo facendo, però purtroppo il collasso delle Asl a livello nazionale in questo periodo è quello che è. Stiamo chiedendo supporto infermieristico, come è noto tutte le rssa sono state tra virgolette scippate degli infermieri, perché hanno preferito andare negli ospedali con contratti a sei mesi, un anno, due anni. Stiamo cercando di combattere una guerra senza armi, e non è facile”.

“La Asl è venuta una volta per fare i tamponi, il 16 novembre – ricorda Bellini – quando abbiamo scoperto il focolaio, dopo di che da allora stiamo comunicando tramite pec o telefono, hanno detto che ci supportano con tutto il materiale, però se troviamo noi un infermiere che sappia fare i tamponi, velocizziamo il tutto”.

Avete separato sintomatici e asintomatici?
“Da noi sono tutti asintomatici, tutti i negativi sono su altri piani, abbiamo dedicato un unico piano ai positivi. Stiamo chiamando e mandando mail ai parenti di quelli che sono negativi, dicendo che se vogliono possono portare i propri cari a casa, fino a quando non si risolve la situazione, ovviamente sospendendo il pagamento della retta”.

Avevamo parlato di una ventina di ospiti e due operatori positivi, ci dicono che sono 30 gli anziani e 3 i membri del personale. C’è una certa differenza
“No, 30 no, assolutamente, forse avranno incluso anche i due del personale che poi sono diventati tre, questo dovuto non so a cosa. È successo domenica, un ragazzo mi ha chiamato dicendomi che non si sentiva bene e voleva sapere cosa fare, gli ho detto di non venire, di fare il tampone ed è risultato positivo”.

Mi dicono che avete avuto 3 decessi nel giro di qualche giorno
“Si, è successo tra sabato sera e domenica mattina presto, le cause non le sappiamo perché l’autopsia non la fanno. Erano tre positivi, due uomini, di cui uno con patologie importanti, e una donna di 97 anni, decessi che abbiamo ovviamente comunicato alla Asl”.

Dopo questi decessi avete avuto ulteriori disposizioni dalla Asl?
“No, l’unica cosa è che quando uno sta male, ha problemi respiratori, siamo tenuti a chiamare il 118 ed eventualmente verranno ospedalizzati. Questa è l’unica cosa”.

Avete personale medico nella struttura?
“No, abbiamo il coordinatore sanitario, siamo tenuti ad avere il coordinatore sanitario, e poi personale infermieristico che, ripeto, ce lo hanno scippato, ne abbiamo una sola e poi qualcuno che viene a gettone”.

Tre decessi in poche ore non deve essere stato facile, com’è il morale degli ospiti?
“Non essendo più liberi di girare per la struttura, c’è chi se ne accorge e chi no, più che di questo stanno risentendo del fatto che non possono più muoversi liberamente, ovviamente lo facciamo per la loro incolumità. Da marzo, fino alla scoperta del focolaio, loro hanno sempre potuto vedere i parenti dalla finestra, ovviamente non possono entrare, ma li hanno sempre visti. Ci siamo attivati con un altro numero e un altro telefono per le videochiamate, ovviamente schermato in modo da essere sempre igienizzato, nel nostro limite stiamo facendo tutto quello che è possibile”.

Bellini non ha gradito il nostro articolo sulle fotografie, scattate durante le feste di compleanno, in cui si vedono gli ospiti senza mascherina abbracciati agli operatori.

“A parte che gli anziani non devono indossare la mascherina, regalare di momenti di serenità a loro è bellissimo, non sono mica dei robot, e poi se non li possono toccare, se non li possono abbracciare, come li lavano, come li vestono, è un controsenso”.

Magari bardati con la tuta, gli occhiali…
“Prima del covid anche negli ospedali nessuno era bardato e aveva la tuta. A settembre-ottobre non avevamo il covid nella struttura, l’importante era avere la mascherina e i guanti, non prendi l’antibiotico prima di avere l’influenza”.

“Tutte le rssa, in generale – ribadisce ancora una volta – non solo noi, non solo il Windsor, stanno vivendo un momento molto difficile, stanno soffrendo tantissimo. Tutto il mondo delle rssa sta vivendo una grossa drammaticità”.