L’emergenza coronavirus nella seconda fase sta mettendo a dura prova il sistema sanitario locale. Più volte abbiamo denunciato le lunghe file di ambulanze in attesa di sbarellare i pazienti, sia affetti da covid che non, e gli ospedali saturi che, come accaduto ieri ad Altamura, sono costretti a chiedere di rallentare l’invio di pazienti affetti da covid.

Per questo abbiamo deciso di parlare con il dottor Vito Procacci, primario del Pronto Soccorso del Policlinico di Bari, per capire quale situazione si sta vivendo nel nosocomio barese. “Da ottobre abbiamo avuto un sovraccarico di pazienti che siamo riusciti a gestire grazie a una strategia modulare mediante l’utilizzo della sala rossa e dell’annessa shock room come contenitori di backup. Man mano che arrivavano i pazienti affetti da coronavirus, abbiamo dedicato ulteriori spazi. Nel momento in cui l’afflusso si è stabilizzato, abbiamo ridato gli spazi ai reparti non covid e attualmente è utilizzata solo la sala rossa.”.

“Dal primo ottobre ad oggi – sottolinea – abbiamo ricoverato 1014 pazienti covid, di questi 338 sono stati dimessi, 564 trasferiti in altri reparti del Policlinico, 12 sono deceduti e 66 hanno rifiutato il ricovero. In 141 sono stati trattati con ventilazione meccanica non invasiva ventilati meccanicamente. La durata media della degenza è di 39 ore, con picchi di una settimana nell’ultimo mese”.

Riguardo le lunghe attese a cui sono costretti le equipe del 118, il dottor Procacci ha sottolineato che al Pronto Soccorso del Policlinico non è mai accaduto grazie al sistema modulare. “Non so come si sono organizzati gli altri ospedali, da noi i pazienti vengono subito accettati. I tempi di attesa sono stati di 25/38 minuti. Le ambulanze hanno sostato perché nei momenti di iperafflusso, dovuto alla sanificazione degli altri ospedali, abbiamo dovuto preparare stanza spesso singole per pazienti grigi”.

“Per la questione dello sbarellamento, invece, capita che fin quando non facciamo i dovuti controlli, soprattutto se si tratta di pazienti con traumi, non possiamo cambiare la barella per non metterlo in pericolo di vita. È capitato di aver detto alle ambulanze di fare a cambio con i nostri dispositivi, ma spesso è una pratica che non vene accettata perché spesso sono mezzi che vengono da altri territori”.

“Al momento – sottolinea il primario – non sappiamo come si evolverà la situazione. Di certo mille ricoveri in un mese non se ne vedevano da tempo. Rispetto ai primi giorni, vediamo una stabilizzazione dei ricoveri. La cosa fondamentale è la gestione del Natale. Se ci dovesse essere il famoso liberi tutti, avremmo i mesi di gennaio e febbraio con un aumento di casi ingestibile”.

“Questo deve essere il Natale del silenzio. Di certo non bello – conclude Procacci -, ma un’occasione per ritrovare noi stessi come persone e soprattutto come medici e operatori sanitari che in questi mesi e giorni stanno facendo di tutto per combattere contro il coronavirus”.