Genitori e alunni in protesta davanti alle scuole, la ministra Azzolina che chiede la riapertura, insegnanti e presidi in disaccordo. Tutti sono contro la decisione del governatore Emiliano e dell’assessore Lopalco riguardo l’ordinanza che chiude tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado in Puglia. In realtà dietro questa decisione c’è un focolaio scoppiato in una scuola di Rodi Garganico.

Il contagio ha avuto inizio dopo che un’insegnante originaria di Cagnano Varano è risultata positiva al coronavirus. Da qui 14 alunni delle tre classi in cui insegna hanno contratto il virus e sono risultati positivi anche 4 docenti con cui è entrata in contatto.

I 4 docenti, a loro volta, hanno infettato gli alunni delle loro classi scatenando così una catena di contagi che hanno portato così al focolaio. In totale sono risultati positivi 39 bambini e 13 insegnati e sono stati effettuati 250 tamponi nell’ambito scolastico e 130 tra i familiari e conviventi e messe in quarantena 370 persone.

Questi numeri hanno smentito il concetto di scuola sicura portando la Regione a valutare e poi a emettere l’ordinanza che prevede la chiusura di tutte le scuole e l’avvio della didattica a distanza fino al 24 novembre.

Il caso di Rodi, però, non è isolato. Si registrano otto contagi in un liceo della Bat. A Bari in una scuola elementare sono risultati positivi 9 bambini e in un’altra scuola 2 insegnanti hanno contagiato 3 alunni con il conseguente isolamento di 3 classi.

Nonostante i vari focolai, i contagi nelle scuole pugliesi risultano inferiori anche di tre volte rispetto a quelli di altre regioni. Per esempio in Emilia Romagna, a metà ottobre, si contavano 1.444 casi positivi al Covid fra la popolazione scolastica, l’85% studenti e il 15% insegnanti e personale non docente. Più dei 568 casi registrati in Puglia. Stesso discorso per il Lazio dove si sono registrati 1.044 contagi nelle scuole secondo fonti regionali, 848 tra studenti, 149 tra docenti e 47 tra personale amministrativo e ausiliario. Inoltre si contavano già 12.749 studenti in isolamento domiciliare. Numeri elevati che però non hanno portato i governatori dell’Emilia e del Lazio alla decisione di chiudere le scuole.