“Ho potuto ritirare il farmaco solo nel pomeriggio, diverse ore dopo la chiusura al pubblico, quando il vostro articolo era già abbondantemente uscito. Mi hanno chiamato dicendo che erano riusciti a trovarlo nella sede di Giovinazzo”. Luca è il nipote della donna, malata oncologica, che nonostante la regolare prenotazione per ritirare il Tagriso da 80mg, dopo 4 ore di coda è tornato a casa a mani vuote.

“Come ho detto – sottolinea Luca – non me la prendo con le dottoresse e il personale della farmacia territoriale Asl di Bari, nella sede dell’ex Cto fanno quello che possono. Davanti a me hanno telefonato col proprio cellulare alle altre sedi, per cercare di sopperire alla carenza dell’anti tumorale, ma è chiaro che il servizio ha delle grandi lacune, va riorganizzato per evitare che succedano ancora i disservizi a cui ho assistito e che ho patito”.

Sì, perché se è comprensibile che non tutto possa sempre filare liscio come l’olio, non è accettabile che medicinali importantissimi per pazienti affetti da malattie anche mortali, debbano barcamenarsi in mezzo a questa impostazione di un servizio essenziale. Sulla vicenda abbiamo interpellato la Asl, che dopo le opportune verifiche ha fatto pervenire per nostro tramite le sue scuse.

“I farmaci oncologici sono stati distribuiti a tutti gli utenti, tranne uno (non il nostro Luca, ndr) che ha preferito ritornare successivamente e che, comunque, disponeva di una scorta sufficiente. Nessun utente è dunque rimasto senza farmaci”. Il chiarimento arriva dalla dottoressa Stefania Antonacci, responsabile dell’Area farmaceutica territoriale.

“Alla carenza di alcuni farmaci nella Farmacia territoriale dell’ex CTO, in particolare il Tagrisso, si è fatto fronte nella stessa mattinata del 2 ottobre – sostiene la Asl – inviando tempestivamente un autista in altre strutture farmaceutiche presso le quali era stata preventivamente accertata la disponibilità”.

“Questo ha indubbiamente provocato una lunga attesa, di cui l’azienda sanitaria si scusa con gli utenti, ma nello stesso tempo va ribadito che la fornitura di farmaci è stata garantita a tutti coloro i quali, correttamente, li avevano prenotati attraverso il sistema di prenotazione online oppure via telefono, ma anche a chi non disponeva di prenotazione”.

“In totale 117 pazienti solo per il ritiro dei farmaci, cui vanno aggiunti 102 scarichi per dispositivi medici erogati, oltre a diversi altri farmaci forniti e in via di registrazione. È utile ricordare, del resto, che l’emergenza sanitaria ha ridisegnato anche le modalità di fruizione dell’assistenza farmaceutica, sottoposta a regole e limitazioni di accesso anti-Covid come tutte le altre strutture sanitarie”.

“Riguardo infine alla chiusura per inventario della Farmacia dell’ex CTO, dal 29 settembre al 1° ottobre scorso, essa era stata resa nota con largo anticipo sul Portale della Salute, con un annuncio pubblicato l’11 settembre 2020 e visibile a chiunque” conclude la Asl.

Il disservizio, dunque, c’è stato, e apprezziamo l’onestà intellettuale della Asl e del suo personale direttamente coinvolto nella vicenda, come pure i tentativi messi in atto per rimediare tempestivamente. Ci siano però consentite alcune considerazioni.

In tempo di Whatsapp, Telegram, database e prenotazioni online, non è possibile demandare all’iniziativa dell’utente controllare se la farmacia territoriale è regolarmente aperta nel giorno fissato per il ritiro oppure è chiusa per inventario/sciopero/assemblea sindacale/gastrite del portiere che deve aprire il cancello o chissà che (l’ultimo esempio è naturalmente una provocazione immaginaria).

Avvisare gli utenti regolarmente prenotati, che giustamente non si aspettano di trovare la porta chiusa a chiave, è non solo possibile, a costo praticamente zero avendo la Asl tutti i recapiti degli interessati, ma è anche doveroso, specie se parliamo di terapie salva vita che non possono e non devono essere interrotte all’improvviso.

Oltretutto, per stessa ammissione della Asl, parliamo di una chiusura comunicata con largo anticipo, c’era dunque tutto il tempo per avvisare gli interessati senza farli andare a vuoto, costringendoli poi a ritornare in un secondo momento, con tutto quello che comporta in termini di permessi dal lavoro, organizzazione degli spostamenti, gestione familiare, etc. etc.

In più, trattandosi di chiusura per inventario, viene da chiedersi come sia stato possibile che un farmaco regolarmente prenotato, non fosse disponibile al momento del ritiro. Cosa sarebbe successo, nel caso specifico, se non si fosse trovata neanche una confezione in tutta la Asl di Bari? Ad aprile scorso abbiamo raccontato un caso simile che ha coinvolto la sede di Triggiano, a proposito di un farmaco risultato non disponibile per un mese. Se due indizi non fanno una prova, speriamo di non dover cercare l’arma del delitto per incastrare il colpevole.