I Finanzieri della Compagnia di Altamura, coordinati dal I Gruppo Bari, su disposizione della
Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Bari (Pubblici Ministeri dott. Ettore Cardinali e dott.ssa Iolanda Daniela Chimienti) hanno eseguito un fermo di indiziato dei delitti di riduzione o mantenimento in schiavitù – diretto allo sfruttamento della prostituzione, detenzione illegale di arma comune da sparo e ricettazione, nei confronti di un soggetto trentunenne di origine albanese e residente ad Altamura.

Il provvedimento precautelare – emesso nell’ambito di complesse e delicate indagini condotte sotto la direzione della Procura barese in relazione a un grave quadro indiziario relativo alla commissione dei suddetti delitti – è fondato sulla sussistenza del pericolo di fuga dell’indiziato, desunto dal suo concreto comportamento.

In particolare, le indagini – avviate grazie alla presentazione di una denuncia da parte di una ventiseienne ragazza di origini albanesi – hanno avuto ad oggetto gravissime condotte di riduzione o mantenimento in schiavitù, dirette allo sfruttamento della prostituzione, poste in essere dall’indagato nei confronti della denunciante, costretta, con violenze e minacce, a prostituirsi dal 2016 sotto la sua protezione.

Il predetto, infatti, approfittando della situazione di necessità in cui versava la ragazza – già con un passato di prostituta sotto la protezione di altri soggetti sempre di origini albanesi –, la quale non aveva disponibilità di alloggio e quindi si trovava in una condizione vulnerabilità e di inferiorità psichica e fisica: dapprima le faceva credere che l’avrebbe aiutata e, successivamente, dopo aver carpito la sua fiducia, l’avviava alla prostituzione (ad Altamura, Terlizzi, Bari, Taranto, Parma, Regione Veneto e Spagna) vincendo la sua resistenza percuotendola e minacciandola reiteratamente, anche mediante l’uso di una pistola che le puntava in più occasione alla tempia.

I proventi dell’attività di meretricio – anche fino a 400 euro al giorno – venivano consegnati dalla ragazza all’indagato e tale situazione si protraeva fino a dicembre 2019, quando la predetta decideva di non prostituirsi più e di chiedere aiuto presentando la denuncia ai finanzieri di Altamura.

Da dicembre 2019, però, non rassegnandosi alla decisione della ragazza, l’indagato non solo esercitava sulla stessa una costante e asfissiante azione di controllo, seguendola per scoprire i luoghi da lei frequentati e le persone incontrate – a tal fine avvalendosi anche dell’apporto di altri due altamurani (uno dei quali coindagato per il reato di calunnia), ma poneva in essere anche condotte particolarmente violente nei confronti di un altro soggetto – sempre di origini albanesi e residente ad Altamura –, che aveva dato ospitalità alla denunciante dopo che questa si era sottratta dal giogo del suo protettore.

Difatti, l’indagato lo scorso 23 febbraio aveva esploso alcuni colpi di pistola sulla porta dell’abitazione del menzionato soggetto, a scopo chiaramente minaccioso ed intimidatorio; mentre il 27 giugno u.s. lo aveva aggredito e colpito con un martello, procurandogli lesioni personali.

Oltre all’escalation delle condotte criminose poste in essere dall’indagato – che deve rispondere anche dei seguenti ulteriori reati: minaccia aggravata, porto di armi od oggetti atti ad offendere, violazione di domicilio tentata, lesione personale e calunnia – le indagini hanno documentato la sua volontà di usare violenza nei confronti del citato soggetto che aveva dato ospitalità alla denunciante, al punto tale da esternare anche intenzioni omicidiarie (per poi scappare in Albania o altrove) e di procurarsi nitrato d’ammonio, che viene utilizzato anche per la produzione di esplosivi.

A seguito dell’esecuzione del fermo, l’indagato è stato messo a disposizione dell’A.G. mediante traduzione presso la Casa Circondariale di Bari e all’esito dell’udienza di convalida, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bari, dott.ssa Ilaria Casu, su conforme richiesta della Procura barese, ha convalidato il fermo e applicato nei confronti dell’indagato la misura cautelare della custodia in carcere.

Le investigazioni in argomento – condotte dalle fiamme gialle sotto la direzione della Procura barese anche nell’ambito della strategica attività della Guardia di Finanza volta ad aggredire i patrimoni illecitamente accumulati dalla cd. “criminalità da profitto” – e i risultati conseguiti sono una chiara testimonianza dell’importanza della collaborazione dei cittadini e del senso di sicurezza e fiducia che essi devono avere nelle istituzioni.