Alle 5 del mattino squilla il telefono. Di solito a quell’ora sono segnalazioni di incidenti o disastri in genere. Quella mattina, no. A chiamare era il commissario della Polizia Michele Tisci. “Antonio ti chiamo solo perché in questi tre anni ho apprezzato la vostra tenacia sull’inchiesta del Petruzzelli – mi disse – li stiamo andando ad arrestare”.

Non avevo mai ricevuto una telefonata simile fino a quel momento. Un gesto apprezzato, che cancellò in pochi attimi un periodo particolarmente difficile. Oggi apprendo per caso che il commissario Michele Tisci è morto a 57 anni, troppo presto per un servitore dello Stato al quale magistrati, suoi colleghi e avvocati riconoscevano umanità e grande professionalità.

Il commissario Tisci era barese, del quartiere Carrassi. Chi lo conosceva bene sapeva della sua straordinaria battaglia contro il male del secolo, che lo ha stroncato giovedì scorso. Una battaglia che a un certo punto è sembrata vinta, e invece non gli ha lasciato scampo.

Negli anni era arrivato a ricoprire l’incarico di responsabile della sezione investigativa alla Digos. Laureato in Giurisprudenza, scrupoloso, attivo anche nel sociale, era infatti impegnato con la Fidas, la Federazione dei donatori di sangue. Lascia la moglie e una figlia.