Ieri mattina un uomo ha accusato un malore mentre si trovava per strada, a Torre a Mare, e si è accasciato al suolo. Quando è arrivata l’ambulanza, l’equipaggio del 118 ha constatato che il soggetto aveva 40 di febbre e saturazione a 91. Le condizioni hanno fatto subito pensare a un possibile caso di coronavirus. La cosa ha colto di sorpresa i soccorritori, giunti sul posto non opportunamente bardati con i necessari dispositivi di protezione individuale.

Quando infatti si tratta anche solo di un sospetto, il paziente deve essere trattato come fosse un caso positivo, con tutti gli accorgimenti e le procedure che ne conseguono, sia per la tutela del malato che del personale sanitario. L’uomo è stato trasportato al Policlinico e sottoposto all’esame del tampone; l’ambulanza, invece è stata portata al Di Venere per la sanificazione. Fin qui la fredda cronaca.

Quello che non tutti sanno è che l’operazione di sanificazione dei mezzi di soccorso dura 60 minuti, 45 affinché il prodotto agisca e 15 di aerazione, tempo in cui le ambulanze sono “sottratte” (tra virgolette) al servizio, non potendo garantire la necessaria sicurezza a personale e pazienti. Fino a qualche giorno fa, oltre alle aziende appaltatrici, la sanificazione dei mezzi poteva avvenire anche al PMA Punto Medico Avanzato di Noicattaro, chiuso in questi giorni forse per ferie.

Come risultato, il carico di lavoro per le ditte esterne è notevolmente aumentato, e dunque, oltre al tempo di esecuzione della sanificazione, bisogna conteggiare anche quello impiegato affinché gli addetti raggiungano l’ospedale Di Venere o il San Paolo, dove i mezzi si recano per essere sanificati.

In tutto questo tempo, il 118 si trova temporaneamente privato dei mezzi interessati, ovviamente non c’è interruzione dal momento che esistono altre postazioni, altre ambulanze o auto mediche, altri equipaggi, ma di certo se un numero notevole di interventi del genere si dovesse concentrare nello stesso lasso di tempo, il sistema andrebbe sotto stress.

A questo, non dimentichiamo, si accavalla il cronico problema dello sbarellamento del paziente, con equipaggi spesso bloccati per ore in attesa che il malato venga preso in carico dall’ospedale, liberando così la barella e permettendo al personale di tornare a soccorrere chi ha bisogno.

Quello dello sbarellamento è un problema ancora in cerca di soluzione e a cui abbiamo dedicato fiumi di inchiostro, aggravato dall’emergenza covid per le operazioni di sanificazione, come abbiamo visto. D’estate, poi, la cronaca insegna che statisticamente gli interventi del 118 aumentano notevolmente. Con queste premesse, una seconda ondata di coronavirus, data praticamente per certa, sarebbe molto complicata da gestire.