Condannato per lesioni, assolto dall’accusa di maltrattamento. Si chiude così il processo di primo grado che vede come persona offesa Rosangela Palattella, assistita dall’avvocato Antonio La Scala, presidente nazionale dell’associazione Gens Nova. La storia di Rosangela ha occupato le pagine dei giornali anche nazionali: vittima di percosse e violenza fisica in almeno cinque episodi, documentati da fotografie, testimonianze, referti medici, ha visto condannare il suo ex compagno per lesioni, seppure assolto dall’accusa di maltrattamenti. Nei giorni scorsi sono state depositate le motivazioni della sentenza.

“Dagli atti – si legge nelle motivazioni – è emerso che la relazione intercorsa tra l’imputato e la Palattella non era affatto caratterizzata da un progetto di vita basato sulla reciproca solidarietà e assistenza, e dunque da una sostanziale stabilità”.

Un orientamento consolidato della Cassazione chiarisce che il delitto di maltrattamenti è configurabile anche in presenza di un rapporto familiare di mero fatto, non necessariamente caratterizzato da una stabile convivenza. Non occorre che tale relazione abbia una certa durata, quanto piuttosto che essa sia stata istituita in una prospettiva di stabilità, quale che sia stato poi in concreto l’esito di tale comune decisione. Una condizione assente in questa storia, motivo per cui, pur condannato per lesioni l’uomo è stato assolto dall’accusa di maltrattamento.

La sentenza definisce Rosangela Palattella “persona credibile sia estrinsecamente che intrinsecamente in tutto e per tutto, sia per la dovizia di particolari con cui ha narrato i fatti, sia per tutti i riscontri oggettivi che sono poi stati trovati dall’Autorità investigativa”.

“Le botte ci sono state e anche tante, tanto è vero che la condanna per lesioni personali c’è stata – sottolinea l’avvocato La Scala -. Ho creduto fin dal principio che il racconto della mia assistito fosse coerente e veritiero e quindi le motivazioni della sentenza di primo grado restituiscono la verità dei fatti”.

La sentenza analizza in maniera dettagliata e analitica la condotta della Palattella, evidenza che non aveva alcun intento calunniatorio nei confronti dell’imputato. “Con l’associazione Gens Nova – spiega La Scala – siamo riusciti ad aiutare un’altra donna vittima di violenza”.