foto di repertorio

Un orrore di cui era completamente ignara, un abisso in cui solo una madre che scopre le molestie sessuali alla figlia da parte del marito, può comprendere. Si chiude con la condanna a 8 anni e 8 mesi il Processo di primo grado a carico di un 46enne, arrestato dopo che il 25 settembre 2019 la Polizia è intervenuta alla periferia di Bari per la segnalazione di un litigio in corso a casa della famiglia.

“In considerazione della entità dei fatti ascritti, della reiterazione nel tempo delle condotte aggressive, il pervenuto non appare meritevole delle circostanze attenuanti generiche” scrive il giudice nella sentenza, 16 pagine, che al netto dei tecnicismi e richiami ai vari articoli del codice penale, raccontano tutte le violenze fisiche e psicologiche imposte dall’uomo all’intero nucleo familiare.

Calci, pugni, schiaffi, sputi in faccia, ginocchiate, insulti, vessazioni fisiche e psicologiche. E poi le molestie sessuali alla figlia, oggi 22enne, sempre più esplicite, sempre più pressanti man mano che la ragazza cresce, fino a metterle le mani addosso, nelle parti intime, fino a inviarle un video porno sul cellulare. Anche il figlio, oggi appena 12enne, ha ricevuto continue umiliazioni, tanto da rifiutarsi di sedere a tavola col padre.

In una occasione, la donna ha ricevuto una testata sul naso; un giorno, asserendo che la casa non fosse stata pulita bene, ha costretto la moglie a inginocchiarsi per prenderla a pugni. Pochi giorni dopo la nascita della primogenita, ha afferrato la donna per i capelli e l’ha scaraventata a terra, facendola sbattere contro la culla. In una occasione, durante l’ennesimo episodio di violenza, le ha scagliato contro un coltello, colpendola alla fronte.

A parte, c’è l’inferno patito dalla ragazza. Controllata costantemente, vietandole l’iscrizione ai social network e una volta scoperto che si era iscritta a facebook o instagram, presa a sputi in faccia e picchiata fino a strapparle ciuffi di capelli e farla svenire. In un’altra occasione, sospettando una certa simpatia della figlia verso un coetaneo, la poverina è stata schiaffeggiata fino a sbattere la faccia contro una porta.

Oltre ai continui pestaggi, la ragazza ha subito vere e proprie molestie sessuali, palpate al seno e mani tra le gambe sotto gli indumenti. In una occasione, la ragazza è stata costretta a simulare un rapporto orale al padre mentre erano fermi in macchina, nei pressi dello stadio San Nicola, mentre fuori dal veicolo uno sconosciuto si masturbava.

La donna, assistita dall’avvocato Maria Pia Vigilante, si è subito costituita parte civile, per sé e per il figlio minorenne; la figlia, vittima delle violenze paterne, lo ha fatto invece autonomamente, entrambe per una cifra complessiva di 20 euro. Un fatto meramente simbolico.

“Il collega ha già preannunciato che presenterà appello – spiega l’avvocato Vigilante – il Primo grado chiude per ora una vicenda familiare terribile in cui una figlia ha subito violenza sessuale da parte del padre, che invece si sarebbe dovuto prendere cura di lei, avere un atteggiamento protettivo nell’ambito familiare, e invece così non è stato”.

“Nel momento in cui è venuta a conoscenza delle attenzioni morbose verso la figlia – aggiunge -, di altra natura rispetto a quello che in anni di matrimonio poteva apparire come un atteggiamento possessivo, eccessivamente protettivo, come lui voleva farlo passare, pur vedendosi crollare il mondo addosso, la madre ha trovato la forza di denunciare il marito”.

“Al contrario di tutte le voci che si sono innalzate all’indirizzo della donna, di quanti l’hanno additata e ritenuta responsabile delle violenze subite dalla figlia – conclude – dal processo emerge la totale estraneità della donna ai fatti”.