La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Così recita l’articolo 34 della Costituzione Italiana.

La scuola dell’obbligo quindi è un diritto inalienabile, ma nel 2020 ci troviamo di fronte a storie che cozzano con quanto dice la Costituzione. Pare sia il caso di Gina, la mamma di un bambino iperattivo.

“Mio figlio – racconta Gina – al momento frequenta la quinta elementare e a causa del suo deficit dell’attenzione nei primi tre anni di scuola non è stato facile insegnarli a scrivere e leggere. Grazie alla maestra di sostegno il bambino è riuscito a mettersi alla pari con gli altri compagni di classe e ad avere voglia di imparare”.

“La sua voglia di studiare e di andare a scuola – continua – mi ha spinto a volerlo iscrivere alla scuola media Verga, anche perché è un suo desiderio. Una volontà che però al momento gli è stata negata”.

“Qualche giorno fa – racconta – sono stata chiamata dalla segretaria della scuola Verga che mi ha comunicato che per via di un ritardo nel pagamento del bollettino riguardo il contributo volontario, dovevano respingere l’iscrizione di mio figlio. Inoltre mi hanno detto di rivolgermi alla scuola Amedeo d’Aosta che avrebbe di certo accettato l’iscrizione”.

“Nel frattempo sono riuscita a procurarmi il bollettino e a pagarlo, ma dopo qualche giorno mi ha chiamato direttamente la dirigente della Verga. Nonostante l’iscrizione e nonostante io abbia pagato il contributo volontario – aggiunge Gina -, mi dice che nell’organico della scuola tutte le classi prime hanno già due bambini con disabilità e che per legge non ne possono essere inseriti altri, continuando a ripetere che dovevo rivolgermi all’Amedeo d’Aosta”.

“Non stiamo parlando di una scuola privata, ma di una scuola pubblica che non ha nessun diritto a non accettare l’iscrizione di un bambino. Mio figlio – conclude la mamma – ha espressamente chiesto di essere iscritto alla Verga perché è una scuola che segue il modello americano, dove sono i bambini che raggiungono i professori. Un istituto che proprio per il deficit di mio figlio è perfetto”.

La mamma, non sapendo cosa fare, si è rivolta a Camillo Carbonara, sindacalista della Cgil e insegnante con 40 anni di attività. “Ho spiegato alla signora che essendo ancora nell’età della scuola dell’obbligo in nessun caso, nemmeno per ritardo dei pagamenti, un dirigente può non accettare l’iscrizione di un bambino. Bisogna anche appurare se è vero che, come dice la dirigente della Verga, tutte le classi abbiano già due bambini affetti da disabilità”.

“Non sappiamo quali siano i veri motivi per cui la dirigente ha rigettato l’iscrizione del bambino – conclude il sindacalista -. Per questo ho consigliato alla mamma di rivolgersi agli organi competenti per capire il da farsi”.

Diversa la versione della dirigente della scuola media Verga, Patrizia Rossini. “L’iscrizione del bambino è stata presentata il 27 febbraio quando invece le iscrizioni scadevano il 31 gennaio. A fine febbraio avevo già un numero superiore di bambini con disabilità per cui non potevo accogliere un terzo alunno nella classe”.

“Avevo invitato la signora a rivolgersi al Provveditorato ma non lo ha ancora fatto. Mi dispiace per quello che sta accadendo – continua la dirigente Rossini – perché la Verga è una scuola che accoglie bambini stranieri, bambini rom, bambini che arrivano da realtà non facili. Per legge, soprattutto quest’anno con il problema del covid, non posso accogliere più di due bambini con disabilità per classe. Aumenterebbero gli insegnanti di sostegno e non ci sarebbe una adeguata formazione per nessuno dei presenti”.

“La signora si è incaponita. È facile dire che la scuola non ha accolto suo figlio, ma non è così. A causa del ritardo dell’iscrizione – conclude la dirigente – ho comunicato sia telefonicamente che per iscritto la mancata iscrizione, la signora è venuta a scuola e ha strappato la comunicazione. Ho dovuto subire anche delle minacce e mi sono trovata costretta a chiamare la Polizia e i Carabinieri e a sporgere denuncia”.