“Mio marito è partito in Marocco a fine febbraio, sarebbe dovuto tornare a metà marzo ma, vista la situazione d’emergenza causa coronavirus e dopo il decreto governativo, il suo rientro in Italia è stato bloccato. Io sono malata, la mia situazione di salute è peggiorata e in casa ho due figli di 20 e 17 anni e una bambina di 9 anni”.

Inizia così il racconto straziante di una donna barese, affetta da una malattia genetica degenerativa. Una situazione aggravatasi negli ultimi giorni con due trasporti in ospedale tramite ambulanza. Senza il sostegno di suo marito, bloccato a Casablanca, è il figlio più grande a prendersi cura di lei in casa e in un momento così complicato per tutti.

Da tempo l’intera famiglia sta cercando di riportare in Italia l’uomo ma senza successo. “Abbiamo mandato svariate mail al consolato italiano in Marocco. Ci hanno risposto ma sono solo prese in giro – racconta la donna -. Ci fanno compilare solo moduli, ci chiedono il suo indirizzo e il suo recapito telefonico ma alla fine non c’è nulla di concreto. Stiamo parlando di un’ambasciata italiana. E stento a crederci. Abbiamo scritto anche alla Farsenina e non abbiamo ricevuto nessuna risposta”.

“La costituzione italiana dice che il marito deve occuparsi della moglie e la moglie del marito. Io ho bisogno di lui, ho bisogno che lui si prenda cura di me. Non voglio niente che sia già mio – dichiara -. Deve tornare a casa perché io non ce la faccio più e i miei figli anche. Non sappiamo più dove andare a sbattere la testa. Voglio soltanto che la mia famiglia si riunisca”.

La famiglia ha comprato un biglietto aereo di ritorno per il 16 aprile, con la speranza di aver avuto risposte entro questa data limite. Hanno annullato il volo e per il rimborso si dovrà aspettare tre mesi. “Se c’è la possibilità di farlo tornare anche con una nave d’emergenza, dal Marocco ad esempio sono arrivati aiuti umanitari, perché non darla – chiede la donna -. Non è solo mio marito ad essere bloccato in Marocco. Ci sono altri italiani lì. C’è una donna incinta di 8 mesi e non può tornare in Italia. Tutte queste persone sono state abbandonate. Siamo nelle mani di nessuno”.

“Quando ho le mie crisi, sono costretta a stare a letto e non riesco a muovermi a causa di dolori. Ho mandato anche tutta la documentazione relativa alla mia malattia ma niente. Non capisco perché non prendano in considerazione il mio appello. Preferirei mi dicessero ‘Mettiti l’anima in pace’. Siamo nella disperazione più assoluta. Ti fanno sentire sola e abbandonata da tutti – conclude -. La mia bambina di 9 anni è disperata, vuole il padre. Cosa le puoi dire? Diventi davvero impotente, perché non puoi fare niente di niente per non farla soffrire”.

Possibile che una situazione familiare così delicata possa essere ignorata? Possibile che le email non vengano lette? Non prese in considerazione? La piccolina di casa ha realizzato un disegno raffigurando il mondo con la scritta ‘Andrà tutto bene’ in italiano e in arabo. Un messaggio di speranza che speriamo possa arrivare a chi di dovere. Affinché l’appello di questa donna e di questa famiglia possa essere preso in seria considerazione per ricongiungere l’uomo, con le dovute precauzioni sanitarie imposte dal delicato periodo che stiamo attraversando, ai suoi cari.