“Gentile direttore, la informo che non è possibile dotare gli operatori del 118 dei dispositivi di protezione individuale causa, nella giornata di oggi 6 aprile 2020, mancanza“. La firma della comunicazione che sta lasciando sgomenti gli operatori del 118  è di Matteo Salzo, dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa 118 P.P.I.T.

Destinatario della missiva è il dottor Gaetano Dipietro, direttore appunto della Centrale Operativa, in pratica la struttura a cui arrivano le chiamate degli utenti bisognosi di soccorso e da dove vengono inviati gli equipaggi dalle varie postazioni dislocate sul territorio di competenza.

Il tema dei dispositivi di protezione individuale, siano essi mascherine, tute, guanti, calzari e via dicendo, è al centro delle cronache dal primo momento, ancor prima che l’emergenza varcasse ufficialmente i confini delle zone rosse, quando l’Italia non era ancora stata proclamata “zona protetta” dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con l’apposito  Dpcm del marzo.

Sulla mancanza di forniture sufficienti i sindacati hanno versato fiumi di inchiostro, gli operatori hanno lanciato strali nella rete all’indirizzo dei vertici regionali, in più di una occasione dentro gli ospedali è stato necessario fare ricorso a protezioni fai da te, linkare qui tutti pezzi scritti in proposito è praticamente impossibile, basti ricordare che due sale operatorie nuove di zecca sono rimaste inattive a Putignano perché le tute di protezione non garantivano dal rischio di contagio biologico.

Nei giorni scorsi, proprio per la mancanza di dpi, due equipaggi del 118 hanno rifiutato l’intervento e rischiano provvedimenti. Che cosa succede adesso? Difficile dirlo, l’ipotesi più drastica potrebbe essere quella che più postazioni possano fermarsi contemporaneamente, salvo che medici, infermieri, soccorritori volontari e autisti delle ambulanze decidano di rischiare. La situazione, senza un continuo rifornimento dei dispositivi di protezione individuale, è drammatica.

Un’alternativa avanzata da qualcuno – una di quelle cose all’italiana – è l’idea di sfruttare la particolare gestione dell’emergenza-urgenza pugliese, aggirando così l’ostacolo delle forniture pubbliche. In sostanza, se le Regioni hanno difficoltà ad approvvigionarsi dei dispositivi, potrebbero pensarci le associazioni di volontariato che gestiscono le postazioni del 118 a rifornirsi, salvo poi mettere la spesa in contro alla stessa Regione come già fanno ogni mese. Una soluzione va presa.