Confusione, troppa confusione, soprattutto nelle grandi aziende. Prendiamo il caso coronavirus nell’Amiu, la municipalizzata barese dell’igiene urbana. L’azienda sa di 3 casi positivi ufficiali e parla di un dipendente in quarantena.

A sentire alcuni sindacalisti, invece, i casi riferiti da collega a collega sarebbero 6, con molte più persone in quarantena formalmente assenti perché in ferie o in malattia. In queste situazioni è difficile sapere informazioni ufficiali, confondendo la necessità di notizie per la tutela tra dipendenti con la caccia all’untore.

La questione è generale. Nessun dito puntato, nessuna accusa. I sindacati hanno scritto all’azienda e al Prefetto, chiedendo maggiore sicurezza sul posto di lavoro. In altre parole tute e mascherine adeguate oltre a una maggiore sanificazione degli ambienti comuni, a quanto pare attualmente eseguita più o meno ogni 3 giorni.

Il presidente dell’Amiu, Sabino Persichella, ha promesso massimo impegno per la tutela dei dipendenti, ringraziati con una lettera pubblica per il grande lavoro e la dedizione mostrata in questo momento di particolare emergenza per il il coronavirus. I lavoratori ringraziano, ma chiedono più concretezza per la tutela di chi continua a lavorare soprattutto nella sanificazione delle strade e degli ambienti cittadini.

Un’altra richiesta riguarda il maggiore utilizzo del lavoro agile, giudicato ancora insufficiente rispetto a quanti dipendenti degli uffici potrebbero essere effettivamente messi a lavorare da casa.