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Lavorare per il rifacimento dell’impianto elettrico o idraulico di un palazzo in costruzione è un’attività strettamente necessaria al pari della riparazione in emergenza per un guasto improvviso? Evidentemente sì, essendo stato un operaio costretto a scegliere tra lo stipendio e la quarantena forzata per amore delle persone anziane e malate che vivono in casa con lui.

Non un intervento di emergenza, ma la normale attività in un cantiere, i cui tempi di consegna potrebbero comunque andare oltre quelli previsti in considerazione di altri fattori. La cosa tremenda è che l’operaio ha cercato di avere indicazioni formali, ma la risposta che si è sentito dare è stata la stessa: “Questione di interpretazione”.

In un paese in cui tutto è lasciato all’interpretazione, tanto da esserci ancora orde di persone per strada, l’operaio ha accolto il suggerimento del suo datore di lavoro: “Se non vuoi rischiare, da domani non venire più”. Al datore di lavoro suggeriamo quantomeno di far usare tutti i dispositivi di protezione individuale a chi suo malgrado è rimasto ad operare nel cantiere. E infine consigliamo di rispettare i contratti nazionali, quelli non lascerebbero spazio alle interpretazioni, che pure vengono date quando si decide di non pagare interventi notturni e straordinari, oppure di riconoscere il pagamento per un numero inferiore di ore rispetto a quelle effettive.

Se non si riesce a contenere il coronavirus – anche standosene tutti a casa – i danni economici e occupazionali dell’emergenza saranno la fase due della pandemia.