Il 40enne Mimmo Milella, ex braccio destro del boss Eugenio Palermiti, ha deciso di pentirsi. Il clima al quartiere Japigia di Bari è particolarmente teso, perché in tanti temono le possibili testimonianze di Milella. Stando ad alcune indiscrezioni, nei giorni scorsi le Forze dell’Ordine avrebbero portato la moglie del noto pluripregiudicato barese lontano dalla città, in un luogo sicuro.

Milella, già dal 2014, occupava una posizione di primo piano all’interno del clan. Il 16 ottobre di quell’anno, in un appartamento all’ultimo piano di una palazzina in via Di Vagno, nel quartiere Japigia di Bari, fu scoperto l’arsenale del clan. Vennero rinvenute e sequestrate più di 40 armi da fuoco, comuni e da guerra, tra cui fucili d’assalto AK 47 kalashnikov, pistole mitragliatrici, fucili calibro 12 e numerose pistole, nonché migliaia di munizioni. Nella stessa abitazione sono stati sequestrati 10 chili di cocaina, parte della quale già suddivisa in dosi, pronte per la commercializzazione al dettaglio.

Agli inizi di dicembre 2019 è rimasto coinvolto nella maxi operazione che portò all’arresto di 15 persone affiliate ai clan Parisi, Palermiti, Milella.
Al termine dell’operazione del 2014, successivamente scarcerato, Milella si è trasferito a Pescara per proseguire la detenzione in regime degli arresti domiciliari, continuando a essere un punto di riferimento per l’organizzazione criminale. 

L’abitazione era infatti continua meta di visite da parte di sodali ed affiliati, i quali aggiornavano il capo del gruppo sull’andamento degli affari illeciti attesi e con il medesimo concordavano le linee strategiche a cui attenersi per la condotta di affari criminali.

Lo stesso Milella sarebbe intervenuto in prima persona in occasione di contrasti con terzi rivali, con alcuni colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio al Circolo U.C. Japigia, avvenuta il 15 marzo 2015, approfittando di una sua convocazione presso il Tribunale di Bari, senza scorta, in occasione di un processo che lo vedeva quale imputato.