Sono le 2 della notte scorsa. La postazione Mike di Gravina viene allertata in supporto all’India di Poggiorsini, intervenuta per soccorrere un 59enne colpito da arresto cardiaco-respiratorio. I due centri murgiani distano 20 chilometri. Una strada piena di curve e dossi pericolosi. Per tentare di salvare l’uomo in pericolo di vita serve l’ambulanza “avanzata” (con medico a bordo). L’infermiere del primo equipaggio intervenuto sul posto, la sola unità rianimatoria di base con defibrillatore presente a Poggiorsini, non può farcela da solo. L’infermiere inizia le manovre di rianimazione, anche defibrillando più volte il paziente.

L’ambulanza partita da Gravina arriva a Poggiorsini un quarto d’ora dopo l’inizio delle manovre. La situazione è disperata. L’infermiere riesce a far riprendere la circolazione e il respiro, ma il 59enne viene colto da un nuovo arresto cardiaco. Cuore e polmoni ripartono ancora. All’arrivo del medico la situazione è critica. Il 59enne, infartuato e in coma, deve essere sceso dal secondo piano senza smettere di rianimarlo. In questo caso il medico somministra farmaci salvavita fino all’arrivo all’ospedale della Murgia.

“Ringrazio gli infermieri Carmine Bongermino, Orsola Stano e gli interi due equipaggi di questa notte per l’eccellente missione – dice Francesco Papappicco, medico del 118 e sindacalista FSI -. Una storia come le tante vissute quotidianamente, non fosse per le criticità più volte denunciate. Il dramma di una vasta zona che comprende comuni, contrade e borghi abitati, lontani dai più attrezzati e grandi ospedali metropolitani e dallo stesso Perinei, che in quanto ospedale di livello base (I livello) non ha mai attivato l’unità di emodinamica, ovvero la cardiologia interventistica di cui pure è dotato e di cui più volte abbiamo denunciato la mancata apertura”.

I limiti dell’ospedale Perinei non si limitano alla mancata attivazione dell’emodinamica, seppure ogni tanto vengano annunciati non ben definiti passi in avanti. “Il Perinei non possiede un trauma center o una neurochirurgia né la possibilità di interventi con eliambulanza – tuona Papappicco -, malgrado le rinnovate sempreverdi promesse elettorali uscite dal cilindro magico, finalizzate a ben altri interessi. Quando poi leggiamo storie come quella della ventilata demedicalizzazione di Gravina o di Molfetta, come detto in queste ore, viene da pensare se chi si fregia di certi titoli dirigenziali abbia mai fatto un solo turno in ambulanza o sia solo un altro funzionario impegnato a dimostrare il principio di Peter o la legge di Parkinson”.