“Governava la banca con lo sguardo”. Questo è quanto è emerso dall’interrogatorio di Benedetto Maggi, ex vice responsabile della direzione crediti della Popolare di Bari. Stando alle dichiarazioni, la Procura ha dedotto il modus operandi dell’ex patron Marco Jacobini.

Nella giornata di domani, dinanzi al Tribunale del Riesame di Bari, si discuterà la richiesta di revoca degli arresti domiciliari di Marco Jacobini, di suo figlio Gianluca, ex co-direttore della banca, e di Elia Circelli, ex responsabile bilanci, arrestati per falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione della banca finita sull’orlo del crac e commissariata il 13 dicembre scorso.

Benedetto Maggi, definito uno dei maggiori clienti della Popolare di Bari, è stato ascoltato dal pm Lanfranco Marazia il 17 dicembre 2019, qualche giorno dopo il commissariamento della banca. Per la Procura di Bari, dall’interrogatorio di Maggi, sono emerse le esigenze cautelari in quanto “ribadiscono l’attuale potere di fatto della famiglia Jacobini”.

Dai verbali, depositati dai pm del Tribunale del Riesame, si evince che “il presidente partecipava al comitato crediti, senza che ci fosse verbalizzazione, pur non avendone alcun titolo”. Inoltre “le verbalizzazioni del comitato crediti erano falsificate, per non far emergere la presenza della famiglia Jacobini, non legittimata a essere presente”, sottolineando che “vi era un potere assoluto del duo Marco Jacobini e Gianluca Jacobini e che l’intera rete dei capi distretto è stata decisa da Gianluca Jacobini come esercizio di potere di fatto”.

Maggi è al momento indagato in un’altra inchiesta sul fallimento delle aziende del Gruppo Fusillo di Noci e il suo interrogatorio non è contenuto negli atti di inchiesta sulla gestione della Banca Popolare di Bari ma riguardo il fallimento della società di Noci. In quest’ultima indagine Gianluca Jacobini, l’ex amministratore delegato Giorgio Papa (indagati in entrambi i fascicoli) e Nicola Loperfido, ex responsabile della direzione crediti, rispondono di concorso in bancarotta fraudolenta con gli imprenditori Fusillo.

Secondo l’ipotesi accusatoria, la banca come principale creditore delle imprese sottoposte a procedura concorsuale, a seguito delle ingenti linee di credito elargite negli anni, ha contribuito a causarne il fallimento. Ed è proprio sulle linee di credito e sui prestiti concessi dal 2010 al 2019 dalla banca a società non solo pugliesi, che si stanno concentrando ora le indagini della Procura, affidate ad un pool di magistrati sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Roberto Rossi.