Corsi e ricorsi storici, in questo caso di quelli che lasciano l’amaro in bocca e possono condizionare un’intera esistenza. L’autista del bus 19, picchiato a sangue da due animali domenica scorsa al quartiere San Pio di Bari, una decina di anni fa è stato umiliato e sospeso per 3 mesi dall’Amtab in seguito a un altro episodio violento.

La morale è semplice: se due balordi ti rompono il naso hai diritto alla chiamata del Sindaco e alla solidarietà aziendale, al contrario di quando provi a difenderti. La storia ha dell’incredibile. L’autista era alla guida del bus, quando un automobilista gli tagliò la strada all’incrocio. L’impatto, seppur non violento, fu inevitabile. Il conducente scese dell’auto e iniziò a prendere a calci e pugni il mezzo pubblico. Il dipendente Amtab provò a calmarlo, senza riuscirci. Dopo alcune fermate, infatti, giunto in viale Einaudi, l’automobilista infuriato si mise con il mezzo di traverso, inveendo e minacciando l’autista che, sentitosi in pericolo, afferrò l’estintore e lo usò per intimidire l’esagitato.

Alla vista del dipendente armato di estintore, l’automobilista si rimise al volante e andò via senza un graffio. In quel caso in Amtab, dove adesso esprimono solidarietà in massa a quel pover’uomo, all’epoca furono pochi a muovere un dito e l’autista, mandato a visita psicologica, fu umiliato e sospeso per tre mesi. Tre mesi senza lavoro e senza stipendio solo per essersi difeso.

La beffa di questa storia è un’altra. Sul bus dell’ultima aggressione non c’era la telecamera. Se quei due animali non avessero manomesso la porta, aprendola come fosse un’emergenza, l’autista non avrebbe mai lasciato la cabina di guida, anche per il ricordo di quanto successo all’epoca del primo episodio. Nessuno può dire cosa sarebbe successo si fosse difeso, magari questa volta veniva licenziato. Meglio a casa col naso rotto per 25 giorni a leccarsi le ferite, trovando la forza di reagire per rimettersi alla guida.