Dovessimo immaginare una parola d’ordine per distruggere l’efficacia del sistema di emergenza-urgenza, sarebbe: “Chiami il 118”. È successo ancora una volta questa mattina, poco prima delle 7, ma accade centinaia e centinaia di volte al giorno per distorsioni, mal di pancia o denti, malati cronici, influenze, febbricole, slogature e stati d’ansia. E dove sta la novità? La notizia è che ormai il sistema è incancrenito, al netto delle annunciate rivoluzioni e della valanga di assunzioni che stravolgeranno il sistema sanitario territoriale, regionale, nazionale e mondiale partendo dall’esempio pugliese. Regione dove pare che alcuni vengano pagati, in alcuni casi anche bene, per scaricare il lavoro su altri (torneremo sulla  questione).

Dopo una notte di vomito e diarrera – condizione identica a migliaia e migliaia di persone in questo periodo dell’anno – una studentessa fuori sede 19enne e la sua compagna di studi  chiamano la guardia medica. Dall’altro lato del telefono, senza troppi approfondimenti, men che meno proponendo la visita domiciliare, il medico interpellato scatena l’inferno: “Chiami il 118”.

L’ambulanza India (con il “solo” infermiere a bordo), arriva a casa della paziente e diagnostica il temutissimo “virus”. Niente di preoccupante e forse con un po’ di Plasil la ragazza avrebbe trovato sollievo. E qui arriva il paradosso. Siccome l’infermiere non può fare terapia, la 19enne viene accompagnata dal radio taxi 118 in ospedale, andando ad affollare il pronto soccorso.

Ieri sera, ironia della sorte, un 50enne che questa mattina è finito d’urgenza in sala operatoria, ha dovuto aspettare 3 ore prima di essere visitato e quindi ricoverato. L’iniziale codice verde lo ha fatto sgomitare con numerosi altri codici analoghi arrivati con vomito e diarrea accompagnati da un’ambulanza o con mezzo proprio.

E allora, se proprio medici di famiglia e guardie mediche (non tutti s’intende) ricorrono spesso alla parola d’ordine: “chiami il 118” o alla contro parola: “vada al pronto soccorso” e se proprio un’ambulanza a casa non la si può negare a nessuno, facciamo in modo che dal paziente con vomito e diarrea si mandi un medico del 118. In questo caso potrebbe fare terapia ed evitare almeno che un altro influenzato o colto da virus di stagione vada a pascolare in un pronto soccorso. Provocazione eccessiva, s’intende, ma bene inquadra l’inarrestabile fenomeno che rende meno competitivo il sistema dell’emergenza-urgenza.