La maxi operazione di questa mattina, che ha portato in manette 32 persone tra Bari, l’Italia e mezza Europa, squarcia il pesante velo di omertà e ipocrisia che ricopre “il mondo a parte” dei miranti. Donne pestate a sangue, violentate e costrette a prostituirsi, ma anche il pizzo sui tanti che chiedono l’elemosina davanti ai supermercati, con il pretesto del carrello o un aiuto a caricare le buste in macchina. I frammenti della cospicua mole di intercettazioni, resi noti dalla Procura, sono inquietanti.

Gli indagati sono tutti accusati di aver fatto parte, insieme a numerose altre persone non identificate, di due distinte associazioni a delinquere di stampo mafioso, di natura cultista, operanti nella provincia di Bari quali cellule autonome delle fratellanze internazionali denominate “Supreme Vikings Confraternity – Arobaga” e “Supreme Eiye Confraternity”, che hanno agito per lungo tempo allo scopo di ottenere il predominio sul territorio barese e di gestire i propri affari illeciti.

A titolo di esempio, una delle due confraternite si è vantata di una fitta presenza sul territorio italiano, diviso, secondo le parole dei protagonisti, in “13 nest” (cellule operative):
“… Eh … perché adesso è diventato un solo comando …  perché i “world aviary” hanno già detto … e hanno fatto in Edo State … loro vogliono che ci siano 13 “nest”  in Italia..”

Il linguaggio degli associati, dai capi ai semplici partecipi, è stato indicativo di un forte senso di appartenenza militante riferita ad un gruppo associativo:
“… no … da quel giorno che sono andato via da Bari, non sono più tornato … non posso venire a Bari senza chiamarti … e adesso che ho una casa … e ho tutto … e adesso che voglio far navigare nuovamente la “ship” a Bari, posso tornare a Bari in qualsiasi week-end ..”

Anche il ritualismo di iniziazione (battesimo) è stato descritto dalle parole degli associati, ad esempio, con particolare drammaticità, il momento in cui un candidato non superava la prova di forza prevista:
“… stava succedendo questo H.F. ha cominciato ad avere i dubbi e forse non ce la fa a superare questo fatto, ha cominciato a sanguinare, H.F. ha cominciato a piangere, ha cominciato a fare cose strane, da lì tu hai detto che tipo di persona hanno portato, sta piangendo …  tu hai detto che il ragazzo deve andare via, che loro devono dire al ragazzo che deve andare via …”

Ed ancora, carico di soggezione si è dimostrato il rapporto tra i mendicanti ed i capi delle organizzazioni che pretendevano da loro la tangente sui ricavi delle elemosine davanti ai supermercati; i poveri mendicanti chiamavano “Signori” i loro estorsori. Ma l’elemento più caratterizzante della metodologia mafiosa è rappresentato dal potere sanzionatorio, che impone una punizione (drill) a chi non si adegua alle regole dell’associazione, cioè non ne entra a far parte quando richiesto, non si impegna a pagare la periodica retta di appartenenza, non si prostituisce e, in generale, non rispetta le direttive dei capi.

“… mi ha detto che il suo ID si è lamentato perché se non si riusciva a fare “drill” a Ifa nel campo tu dovevi farglielo sapere … perché Ifa ogni domenica viene in città … e lui  può dare ordine di far prendere Ifa … può parlare di questo fatto.. e fare “drill” a lui ….” –
“… questa notte gli taglierò le orecchie a quel “Junior” … si comporta male … gli farò “drill” … tu non preoccuparti … sappiamo quello che gli faremo …”

“…  Aro, stai zitto! … sto ancora parlando con lui  … stai zitto … stai zitto … ma che cosa stai dicendo? … ma cosa gli sta prendendo a questo german (cioè ‘fratello’, appartenente al gruppo criminale)? … se vieni vicino a me ti metto sotto e ti faccio “drill”  per quello che stai dicendo … Aro non mi nascondo … Aro non ho paura e questo non posso nasconderlo … se vieni qui ti metto sotto e faccio “drill” …”

“non lo picchiare … Eiye non picchia … tu hai detto di essere “old set” … ci sarà “drilling” … bisogna osservare il protocollo per forza…”

“eh… tu aspetta che veniamo… se sbaglia noi facciamo “drill” a lui… lui sa come funziona a casa … e così funziona anche qui… invece di gridare con lui tu lascialo perdere… quando io esco lo chiamiamo… quando una persona sbaglia bisogna …”