L’ultima volta è stato trovato esanime per strada in una pozza di sangue, con alcune ossa rotte. Soccorso dal 118 l’uomo, un tossicodipendente, è finito in ospedale. Senza contare tutte le occasioni in cui è violento con chi gli sta accanto, anche solo per avere i pochi euro necessari per andare a procurare la roba da iniettarsi.

A volte gli attacchi d’ira non hanno una ragione specifica, ma aumentano la frustrazione di chi lo ama e ha sempre cercato di aiutarlo, prima di essere travolto da una certa rassegnazione. Disperazione mista a rabbia. È quella provata dai tanti familiari di questo e altri tossicodipendenti, soprattutto quando non ci si sente adeguatamente tutelati dalle istituzioni che dovrebbero farsi carico del problema.

Il paziente del nostro racconto si droga dagli ’90: cocaina, eroina e altre sostanze stupefacenti. Fin dal primo momento ha reso un infermo la sua vita e quella della dei familiari. “I centri diurni non danno il giusto supporto ai pazienti e le strutture sanitarie incaricate non seguono adeguatamente i progressi o l’involuzione della malattia”, denuncia un amico del protagonista di questo racconto. Il tossicodipendente è invalido civile, ma deve fare i conti anche con problemi psichici scatenati dall’abuso della droga. “Soffre di diverse patologie, che per la superficialità con cui viene seguito peggiorano di giorno in giorno – rincara -. Dopo aver dato la terapia, capita che molti medici e psicologi se ne infischiano dell’efficacia del trattamento. Chiunque vive accanto a quest’uomo ha il terrore che la situazione possa degenerare da un momento all’altro”.

Nei giorni scorsi qualcuno ha preso carta e penna e ha scritto una lettera di fuoco .”Mi sono rivolto tante volte ai medici del SERT dove somministrano il metadone e per conoscenza anche al SIM (Servizio di igiene mentale) – aggiunge l’amico preoccupato -. In risposta solo tanta indifferenza, fino a quando non ho messo nero su bianco la volontà di procedere a una denuncia in Procura nel caso in cui non ci fosse stato un intervento. Solo allora è stata messa in programma una valutazione multidiscplinare”.

“Sarebbe utile – conclude – aprire centri specifici, dove i malati psichici possano essere seguiti costantemente, comunità dove 24 ore su 24 medici e psicologici siano pronti a intervenire. Le famiglie non riescono a farsene carico e hanno un maledetto bisogno di aiuto”.