Ha cercato di raggirare, grazie alla complicità di due operai, il Fondo di solidarietà dopo l’incendio che ha distrutto il suo ristorante nell’ottobre del 2014, gonfiando le spese dei lavori di ristrutturazione. Il 45enne Marcello Pacucci, titolare del locale “Il Cucchiaio Segreto”, in Corso Sidney Sonnino a Bari, è stato rinviato a giudizio per tentata truffa aggravata.

L’episodio creò un certo clamore in città, fu coinvolta anche la classe politica con tanto di corteo promosso dalla Commissione Cultura del Comune di Bari assieme al Comitato spontaneo di cittadini, ad associazioni, movimenti civici e all’Associazione Regionale Antiracket Antimafia, per mostrare la propria vicinanza all’imprenditore e per manifestare la lotta al racket estorsivo.

Il processo prenderà il via a settembre 2020 dinanzi al giudice Monocratico del Tribunale di Bari Anna Perrelli, mentre i due operai presunti suoi complici, Vito Brancale e Vincenzo Scarangelli, incaricati di manomettere il punto cassa e il forno e poi di aumentare le spese da inserire nella istanza alla Prefettura per accedere al Fondo, sono stati condannati con il rito abbreviato per lo stesso reato alla pena sospesa di 2 mesi e 20 giorni di reclusione.

Dopo la denuncia sporta dal titolare alla Polizia, gli investigatori, coordinati dal pm della Dda di Bari Ettore Cardinali, hanno avviato intercettazioni telefoniche per capire quale fosse la natura originaria del rogo doloso. È stato appurato che Pacucci abbia contattato i due tecnici chiedendo loro esplicitamente di manomettere alcune strumentazioni. “Il punto cassa non deve funzionare. Devo avere la certezza che non funzioni” avrebbe detto a uno dei due e “mi devi mettere fuori uso il forno” all’altro. Quando presentò alla Prefettura i preventivi di spesa, dopo aver aver fatto richiesta di accesso al Fondo di solidarietà, Pacucci inserì costi, ritenuti maggiorati, di circa 4.700 euro, dal valore indebitamente rialzato, in quanto basato su prodotti volontariamente resi mal funzionanti, inducendo così in errore la Prefettura a concedere una elargizione non dovuta e comunque superiore ai danni effettivamente patiti.