una scena del film di Checco Zalone "Cado dalle nubi"

Operazione ad ampio raggio dell’Annona una ventina di giorni fa, gli agenti della Polizia Locale hanno passato in rassegna i locali del centro storico per verificare che tutto fosse in regola. Durante le operazioni sono stati controllati anche alcuni ristoranti, tra cui uno in corso Vittorio Emanuele.

Il titolare dell’attività è stato multato per via dei gezebo esterni, evidentemente non a norma. Durante le verifiche, però, gli agenti hanno trovato, tra i prodotti destinati alle tavole degli avventori, 3 chili di orecchiette artigianali fatte a mano dalle signore di Barivecchia, da cui si rifornisce il ristoratore al pari di molti suoi colleghi, di molti baresi e sicuramente anche di qualche vigile urbano, quelle ormai famose in tutto il mondo e dove il riconfermato presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha portato una rappresentanza di sindaci giunti a Bari da ogni dove di recente. Le immagini di Virginia Raggi intenta a impastare hanno fatto il giro di tutta Italia. Una tipicità tutta barese, insomma, su cui Decaro ha messo il suo sigillo di garanzia.

Gli agenti, dicevamo, hanno chiesto di verificare la tracciabilità delle prelibatezze, come impone la legge, richiesta rimasta evidentemente insoddisfatta trattandosi di un prodotto rigorosamente artigianale, non certo industriale. A quel punto non è rimasto altro da fare che verbalizzare il sequestro e gettare via tutto, dritto dritto nel cassonetto.

Sacrilegio a parte, tutti ricordiamo il “Madre perdonili perché non sanno quello che fanno” di Checco Zalone in Cado dalle nubi, resta il solito dilemma di cosa è lecito e cosa no, un concetto troppo spesso relativo da queste parti. Al netto della tipicità tutta nostrana, come il famoso sushi alla barese di n’derre a la lanze irrorato con l’acqua del porto, finito al centro di recenti blitz al molo San Nicola, e come le sgagliozze fritte con la bombola del gas davanti alla sede della Guardia di Finanza, le orecchiette sulla cui bontà non avanziamo alcun dubbio, in qualche modo vanno gestite. Un conto è l’acquisto del singolo per se stesso, lo sappiamo, un conto è l’acquisto in quantità, destinato alla successiva somministrazione al pubblico, che poi altro non è che tanti singoli messi insieme. Come i sindaci di cui sopra.