Dall’inchiesta sulla gestione della comunità e centro diurno “Amici per amore”, oltre che dell’associazione di volontariato Oikos, emergono particolari che, se accertati, aprirebbero squarci inquietanti sul sistema dell’affido dei minori. “Carabinieri e Polizia non hanno voluto accettare la denuncia della mia assistita – spiega l’avvocato Gelsomina Cimino – per questo siamo stati costretti a rivolgerci alla Guardia di Finanza. Una scelta obbligata, fatta non certo perché uno zio della mia assistita sia un finanziere, tra l’altro in servizio in altra città”.

Secondo quanto ci viene raccontato, infatti, in un caso specifico l’ex educatrice che ha deciso di denunciare quanto a suo dire accadeva, sarebbe stata costretta a recarsi in Tribunale accompagnata dai Carabinieri per vincere le resistenze dei cancellieri nell’accoglimento di un esposto.

La donna aveva tentato di ottenere l’affido di un minore ospitato nella comunità. Minore affidato altrove, che oggi l’avvocato Cimino chiede di ascoltare per conoscere la sua versione dei fatti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata una presunta fotografia scattata dalla ex educatrice a un ospite minorenne che, durante la notte sarebbe stato immortalato con le mutande abbassate e il pene nella mano sinistra mentre si masturbava. Almeno questo c’è scritto in alcune dichiarazioni firmate da educatori, compreso Michele Iaccarini, l’altro indagato insieme alla direttrice Chiara Castelletti, ed almeno un migrante ospitato in quel periodo nella comunità.

“Quella foto (ma a leggere le dichiarazioni potrebbero essere anche due o tre ndr.) non l’abbiamo mai vista – spiega l’avvocato Cimino -. La mia assistita è stata segnalata con un esposto al Tribunale per i minorenni e non denunciata alla Procura della Repubblica, competente per questo genere di reato”. Seppure la responsabile, Chiara Castelletti, che continua a difendere il suo operato, annuncia la possibilità di denunciare qualora ce ne fossero i presupposti.

La ex educatrice, lo ricordiamo, per quell’episodio perse il lavoro, ma la comunità le ha dato una buona uscita, ricevendo in cambio la promessa di non essere portata in Tribunale. Dalla struttura ci fanno sapere che la ex dipendente ha fatto vertenza, chiudendo la faccenda velocemente con un pagamento minimo su consiglio del consulente.

“Il 4 dicembre prossimo, presso il Tribunale di Lecce – spiega l’avvocato Cimino – si discuterà la causa della ex educatrice contro il Presidente del Tribunale per i minorenni di Bari, accusato di complicità e dolo in virtù di quanto è stato fatto, ma soprattutto non fatto nella comunità di Valenzano, nonostante le notizie di cui era venuto a conoscenza, Il Presidente ha preferito piuttosto recidere il legame parentale venutosi a creare con il minore originariamente affidato alla coppia da me assistita, senza neanche preoccuparsi – come norme di diritto internazionale impongono – di ascoltare il minore o di nominare un curatore speciale che potesse rappresentarlo”.

Da fonti attendibili apprendiamo che le 900 pagine del fascicolo dell’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Marcello Quercia, sarebbero blindate da approfondimenti e consulenze meticolose. Dal canto suo, però, la direttrice della comunità, Chiara Castelletti, continua a dichiarare la sua innocenza e l’estraneità ai fatti che le vengono contestati personalmente e nella gestione della comunità. Lo fa nonostante anche una mamma e altri educatori la accusino. Dalla sua parte, invece, ci sono le educatrici in servizio. La vicenda potrebbe avere sviluppi inattesi e un clamoroso, in un caso o nell’altro.