foto di repertorio

La tensione all’interno del Centro di Permanenza per i Rimpatri di Bari-Palese non accenna a diminuire. I fronti caldi sono diversi, e come già scritto un paio di settimane fa, riguardano sia gli ospiti sia il persone civile alle dipendenze della cooperativa che gestisce la struttura del Ministero degli Interni per conto della Prefettura. Ma andiamo con ordine.

Secondo le informazioni di cui siamo venuti a conoscenza, qualche giorno fa in servizio c’erano due soli operatori, a fronte di 58 ospiti presenti. Mentre uno era intento a pulire tutte le zone assegnateli, l’altro si è ritrovato a dover gestire: 15 ospiti che dovevano andare in udienza; altri 20 che dovevano andare in infermeria per le terapie giornaliere, l’equipe psico-sociale che doveva svolgere i colloqui giornalieri di routine e una serie di avvocati che chiedevano di colloquiare con i loro clienti.

Oltre a questo, non basasse, aveva da smistare il servizio lavanderia, che viene fornita a tutti gli ospiti, e la colazione, che va consegnata modulo per modulo; ricordiamo che l’operatore è l’unico ad avere le chiavi dei moduli abitativi, che apre a quanto pare senza alcun supporto da parte delle Forze dell’Ordine. Praticamente un manicomio. L’uomo è finito al Pronto Soccorso del San Paolo, colto da una crisi ipertensiva, verosimilmente anche a causa della mole di lavoro a cui era stato sottoposto. Tutto questo a fronte degli stipendi arretrati, tre per quanto ne sappiamo.

Questa settimana, stante la carenza di organico, gli operatori in servizio pare stiano accumulando fino a 50 ore di lavoro a testa, senza il rispetto delle 12 ore di riposo tra un turno e l’altro e senza il riposo dopo la notte.

Lunedì c’è stata un’ispezione della Asl, il clima evidentemente non è dei migliori e il comportamento di certi ospiti non aiuta. Qualche giorno fa un cittadino di origine siriana ha dato in escandescenza durante un colloquio nell’Ufficio Immigrazione; l’uomo ha aggredito due poliziotti, facendoli finire in ospedale. Naturalmente è stato arrestato, ma il fatto, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, denota tutta la difficoltà delle situazioni che avvengono lì dentro tutti i giorni. Non è caso, quindi, se durante l’assemblea sindacale del 2 ottobre scorso è stato deciso di chiedere un incontro urgente in Prefettura con tanto di sit-in.