I vigili urbani dell’Annona si sono materializzati in Largo Adua prima delle 17. Hanno fotografato le condizioni dell’occupazione con i tavolini in quel momento. Gli esercenti dovrebbero essere destinatari per la seconda volta di una sanzione da 5mila euro nel giro di un paio di mesi. Vito Dellino, della Tana dei Lupi, ne ha preso anche altri tre verbali da 118 euro.

L’ultima sanzione era arrivata all’inizio di agosto, nonostante ci sia il divieto di somministrare cibi e bevande attraversando la strada che dal locale porta alla piazza. Una questione lasciata all’interpretazione o alla magnanimità di chi interviene. Non ci fosse stato tutto il clamore mediatico Vito e gli altri avrebbero forse potuto continuare a lavorare come fanno ormai da 30 anni.

“Il problema è strutturale – incalza il ristoratore, che ieri ha raccontato il suo disappunto in maniera colorita attraverso alcune dirette sul suo profilo facebook -. Voglio pagare l’occupazione di suolo pubblico e mettermi in regola e per questo, nell’attesa di farlo, chiederò un mese di deroga perché Bari è ancora piena di turisti e lo sarà per tutto settembre”.

Il blitz della Polizia Locale ha costretto Vito Dellino a tenere a casa due addetti alla cucina e quattro camerieri. “Si tratta di padri di famiglia – spiega il commerciante -. Nel caso in estate non possa guadagnare la cifra che permetta anche in inverno a me e ai miei dipendenti la sopravvivenza metterò l’attività in vendita”.

La Tana dei Lupi, per esempio, ha 20 dipendenti, il bar accanto 6. Per portare avanti la baracca qualcuno si è ipotecato la casa, altri stanno restituendo i prestiti ottenuti dalle banche. La situazione è complicata dal cattivo rapporto di vicinato, anche con alcuni aderenti al con il Comitato di quartiere.

“Ci siamo accorti che qualcuno scattava foto come fosse un ladro e le inviava alla Polizia Locale, che a quel punto è intervenuta – tuona Dellino -. Nessuno ha capito che per noi quei tavolini sono di vitale importanza”. Ci sarebbero soluzioni definitive, in attesa di un progetto che possa consentire di rispettare i dettami di legge, arrivati dopo che i permessi ci sono sempre stati concessi.

“Vogliamo sia trovata una soluzione condivisa da tutti – spiega il commerciante di Largo Adua -. Le proposte non mancano. Si potrebbe intanto chiudere la strada nel solo periodo compreso tra maggio e settembre, per darci la possibilità di lavorare. A quel punto, anche attraverso la realizzazione di una bella veranda, potremmo chiedere permessi e pagare le tasse dovute per l’occupazione del suolo pubblico. L’idea è quella di una chiusura temporanea in quei mesi, che vada dalle 18 alle 24, con il passaggio dei soli residenti così come avviene già su altre strade baresi, per esempio via Sparano e via Argiro”.

Il problema più sentito è quello del parcheggio. “Si potrebbe aprire Largo Giannella – continua l’esercente – riservandolo alla sosta dei residenti. Monteremmo le verande a ridosso dei locali, così il resto della strada potrebbe restare a disposizione per il transito e per altri parcheggi destinati ai residenti. In questo caso i camerieri non devono attraversare la strada per somministrare cibi e bevante. In assenza di una soluzione condivisa noi moriamo e un po’ muore anche questo pezzettino di Bari”.

La replica da parte del Comitato Umbertino non ha tardato ad arrivare. Ecco cosa hanno scritto dopo aver letto il nostro pezzo.
A nome del Comitato Umbertino evidenzio che purtroppo si sta creando una confusione che determina un attrito tra residenti e ristoratori, che non ha motivo d’essere. In merito alla attuale situazione è appena il caso di ricordare che da anni ci battiamo affinché quelle occupazioni (ora non autorizzate) vengano regolarizzate (vedasi punto 3 dell’atto costituzione comitato del 29.09.2015).

La possibilità di concedere gli spazi al di la della sede viaria è previsto dal regolamento comunale sulle occupazioni di suolo pubblico (art.43 comma 4). Non vi sono norme ostative nel nostro ordinamento vuoi per motivi igienico sanitari o, come sembra affermarsi ora, per motivi di “sicurezza sul lavoro” che impongano la chiusura completa della strada come condizione indispensabile per ottenere la detta concessione. Tant’è che in altri Comuni italiani il problema non si pone (ad esempio nel Comune di Napoli si prevede che vi sia tale possibilità quando la strada sia a traffico limitato o ZTL).

Siamo a favore della concessione delle aree sul giardino ai ristoratori ma assolutamente contrari alla chiusura della strada che andrebbe a peggiorare esponenzialmente sotto vari aspetti (vivibilità, viabilità ecc), le gravi ed irrisolte problematiche che affliggono il territorio. Ci sono tutta una serie di soluzioni che possono rispondere all’esigenza della sicurezza del lavoratore senza dover ricorrere alla chiusura della strada. Attendiamo un incontro con l’amministrazione per portare a soluzione questa situazione che non giova a nessuno. Dispiace comunque leggere le “esternazioni”, oltremodo fuori contesto, del titolare di uno degli esercizi di ristorazione colpiti dal provvedimento amministrativo.