foto di repertorio

Nervi tesi al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Bari-Palese, ma questa volta non parliamo degli ospiti, che in più occasioni hanno messo la struttura a ferro e fuoco. A essere inferociti sono i dipendenti della cooperativa che gestisce la struttura del Ministero degli Interni per conto della Prefettura, tanto che hanno proclamato uno sciopero per la mattina del 30 settembre.

Stando a quanto siamo riusciti ad apprendere, infatti, l’ultimo stipendio percepito dagli operatori, che ricordiamo sono civili e non militari né tanto meno appartengono alle Forze dell’Ordine, risale ormai a giugno, mancano quindi all’appello luglio, agosto e ormai anche settembre.

La situazione, a quanto pare, rientrerebbe in una specie di modus operandi, nel senso che, per qualche strano motivo, la cooperativa avrebbe l’abitudine di pagare col metodo degli acconti e saldi, con un ritardo che oscillerebbe tra i 30 e i 60 giorni. Una situazione non nuova, però, sembra infatti che anche le cooperative che hanno gestito il Cpr in precedenza non si sarebbero comportate poi troppo diversamente, tanto che alcuni dipendenti avrebbero anche tentato di agire per vie legali.

Non bastasse, il personale in questione avrebbe anche in uso le chiavi dei moduli in cui sono alloggiati gli ospiti che attendono di essere rimpatriati. La cosa non sarebbe del tutto normale, non dimentichiamo infatti che tra le mansioni dei dipendenti rientrano solo quelle inerenti alla gestione dei servizi, quali la somministrazione di pranzi e cene, o il supporto psicologico tramite gli assistenti sociali.

La gestione degli ospiti, insomma, spetta agli agenti di custodia, debitamente addestrati, e non ai civili, che in diverse occasioni sarebbero stati aggrediti. In tutto questo, la domanda su cosa faccia la Prefettura per vigilare ci sembra più che legittima. Se dalla cooperativa o dalla Prefettura qualcuno vuole chiarire la propria posizione, il Quotidiano Italiano è a disposizione per ogni replica del caso.