La piaga dell’assenteismo nelle strutture pubbliche continua a mietere vittime. Dopo il caso tutt’altro che chiuso dell’ospedale “don Tonino Bello” di Molfetta, questa mattina i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di numerosi soggetti. Quarantasei in tutto le persone sotto indagine, 18 medici tra cui 8 primari.

Destinatarie della misura risultano persone indagate in concorso per i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato commessa in violazione dei doveri inerenti un pubblico servizio, false attestazioni e certificazioni sulla propria presenza in servizio commesse da dipendente della pubblica amministrazione, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e peculato.

Agli arresti domiciliari sono finiti:
TODISCO Angelamaria, dirigente medico responsabile del Servizio Immunotrasfusionale;
DI GIULIO Gianluigi, dirigente medico responsabile dell’ Unità di Radiodiagnostica;
DIBELLO Rinaldo, dirigente medico responsabile del Servizio di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva;
DALENA Egidio, dirigente medico responsabile del Reparto di Otorinolaringoiatria;
MORETTI Girolamo, dirigente medico presso il Reparto di Radiodiagnostica;
LOPRIORE Vincenzo, dirigente medico responsabile del Reparto di Cardiologia;
SANTAMATO Sabino, dirigente medico responsabile del Reparto di Ginecologia ed Ostetricia;
RENNA Leonardo, dirigente medico presso il Reparto di Ginecologia ed Ostetricia;
BOSIO Antonio, operatore tecnico presso la Direzione Sanitaria;
PELLEGRINI Anna, assistente amministrativo;
SARDANO Giancarlo, collaboratore amministrativo-professionale;
MEULI Giuseppa, infermiera presso il Reparto di Ginecologia ed Ostetricia.
Un altro medico, di cui non è stato divulgato il nome poiché all’estero, ma in fase di rientro.

Provvedimenti di obbligo di dimora per:
SCARDIGNO Anna Consiglia, dirigente medico presso l’ U.O. di Chirurgia;
PANTALEO Angela, dirigente medico presso l’ U.O. di Medicina;
MARASCIULO Cosimo, dirigente medico presso il Reparto di Ginecologia;
MATARRESE Marilena, dirigente medico presso l’ Unità Operativa Immunotrasfusionale;
DI TARANTO Francesco Paolo, dirigente medico presso il Reparto di Otorinolaringoiatria;
CAPPELLI Giuseppe, medico del Servizio di Sorveglianza Sanitaria e Radioprotezione Medica – Medicina del Lavoro;
D’ONGHIA Fulvia, dirigente medico presso il Reparto di Ortopedia;
FINO Francesco, dirigente medico presso il Reparto di Cardiologia;
LIMITONE Domenico Antonio, dirigente medico presso il Reparto di Urologia;
BIANCO Rosa, infermiera presso l’ Unità Operativa di Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza – Pronto Soccorso;
DE RINALDIS Concetta, infermiera presso il Reparto di Endoscopia Digestiva;
LACASELLA Pasquale, infermiere presso l’ Unità Operativa Medico Competente Autorizzato;
DE LAURENTIS Carmela, infermiera presso il Reparto di Pediatria;
LOBEFARO Erasmo, operatore tecnico;
FRATELLA Francesco, operatore tecnico con mansioni di autista ambulanza;
BRESCIA Gianfranco, operatore tecnico con mansioni di autista ambulanza;
PALMISANO Sante, operatore tecnico con mansioni di autista ambulanza;
SPERTI Marco, dirigente medico presso l’ Unità Operativa di Traumatologia-Ortopedia dell’ Ospedale “San Paolo” di Bari, coniuge di MATARRESE Marilena;
MEZZAPESA Margherita, infermiera presso Dipendenze Patologiche Sud Barese – SERT;
BATTAGLIA Carlo, persona che svolgeva abusivamente l’ attività di “parcheggiatore” all’esterno dell’ Ospedale San Giacomo, il quale, in più occasioni, è stato sorpreso ad inserire il cartellino magnetico di MEULI Giuseppa, in entrata e/o in uscita, nell’apparecchio marcatempo in sostituzione della dipendente.

Al FRATELLA, al BRESCIA ed al PALMISANO è stato contestato anche il delitto di peculato connesso all’ appropriazione ripetuta, per fini diversi da quelli istituzionali, di ambulanze ed autovetture di servizio recanti i segni distintivi della ASL Bari, con uso momentaneo dei mezzi.

Andavano alla Posta, al centro commerciale, o nella casa al mare, i dipendenti finiti agli arresti o sotto indagine uscivano per le attività private dopo aver timbrato il cartellino di presenza, oppure non si presentavano affatto sul poso di lavoro, risultando però in servizio facendo timbrare il cartellino da da qualcun altro.

Il G.I.P. ha accolto le richieste avanzate dalla Procura all’esito di una complessa attività di indagine svolta dei militari della stazione Carabinieri di Monopoli – anche attraverso il monitoraggio con telecamere degli accessi e delle aree di ingresso dell’ ospedale, in prossimità della apparecchiature marcatempo, oltre che con servizi di osservazione, controllo e pedinamento del personale – ed avviata in seguito a plurime segnalazioni di fatti di “assenteismo” presso la struttura ospedaliera.

Sono emerse durante il periodo di osservazione – nei mesi di ottobre, novembre, dicembre 2018 e gennaio 2019 – sistematiche e diffuse condotte di “assenteismo” (le persone sottoposte ad indagine sono più numerose di quelle nei cui confronti sono state adottate le misure coercitive) attuate con l’arbitrario allontanamento del personale dalla struttura durante l’orario di servizio, con protrazione dell’assenza per alcune ore o anche per tempi più limitati, eventualmente ripetuta nel corso della giornata, ovvero con falsa registrazione dell’entrata e dell’uscita avvalendosi anche della collaborazione di terze persone (familiari, colleghi o conoscenti) o con la giustificazione strumentale – con false dichiarazioni rese successivamente agli uffici amministrativi – della mancata registrazione in entrata e/o in uscita (avaria della scheda, dimenticanza, smarrimento, etc.), condotte queste ultime ripetutamente e sistematicamente impiegate al fine di impedire il controllo sull’attività lavorativa effettivamente svolta.

È stato accertato, durante il periodo di allontanamento dal luogo di lavoro, lo svolgimento di attività ed incombenze esclusivamente private (acquisti, consumazioni presso esercizi pubblici, etc.) e, in alcuni casi, anche lo spostamento in località marine, presso le residenze estive. Ed è stato calcolato – e costituisce parte integrante delle contestazioni rispettive – l’illecito profitto che ciascuno degli indagati ha procurato a sé con le condotte indicate, corrispondente alla retribuzione indebitamente percepita a fronte di prestazioni di lavoro non effettuate, con conseguente danno per l’amministrazione pubblica di appartenenza.